È una delle particolarità della nostra settimana e, soprattutto, della nostra cultura. Come fare a non amare il “pranzo della domenica”?
Infatti ce lo invidiano perfino all’estero tanto che un noto giornale lo ha dichiarato come un qualcosa “che non ha eguali”.
Il New York Times così descrive uno dei momenti più particolari della settimana degli italiani.
La lode alla “domenica all’italiana”
Quelle grandi tavolate che sono le caratteristiche delle nostre feste e, soprattutto, delle nostre domeniche. Alzi la mano chi non vi ha mai partecipato, almeno una volta nella vita, alla canonica e classica “tavolata della dominica”, da oggi conosciuto anche all’esterno con il termine (molto più semplice) di “pranzo della domenica”.
Sì, perché si tratta di una delle qualità e di una delle caratteristiche della nostra quotidianità che ci invidiano anche dall’estero, tanto da esser lodata perfino dal quotidiano americano “New York Times”. Questo giornale ha, infatti, pubblicato un articolo ricco ed approfondito dedicato alla nostra tradizione: “Il piacere della tavola significa ‘pleasure of the table’ (oppure un pasto da seduti) e non ha un analogo inglese perché gli americani e i britannici non conoscono quel piacere nel modo come lo conoscono gli italiani. Lo conosce qualcun altro?” – scrive l’autore dell’articolo.
Il giornalista, di origini italiane, spiega come quando lui era bambino, viveva in prima persona proprio il pranzo della domenica: “Ricordo le domeniche quando mia nonna Angelina Bruni, immigrata a New York dal sud Italia, trasformava la cucina e la tavola in un caos di pietanze e specialità italiane. Metteva in tavola le lasagne inesauribili come il suo affetto, le polpette, le melanzane, i calamari, il pollo, gli affettati” – scrive.
Il perché dell’importanza del pranzo del giorno di festa
E va soprattutto su di un approfondimento che riguarda le ore intere passate a tavola senza mai stancarsi: “Non si trattava di un pranzo a più portate quanto un ricatto emotivo, non ci si poteva alzare per andarsene quando c’erano ancora tante cotolette in tavola e un vassoio di cannoli e biscotti in arrivo”.
C’è però da dire, come specifica anche l’autore dell’articolo che, effettivamente, non ci sono più i pranzi della domenica di una volta, nemmeno in Italia perché, anche qui, le usanze sono cambiate, a partire dal fatto che non ci sono più le nonne, sino al fatto che si lavora anche di domenica (cosa che, ad esempio, negli anni ’50 e ’60 non c’era).
Altro punto fondamentale posto dal New York Times sta su ciò che viene portato a tavola in Italia, in primis la pasta: “C’è chi non mangia carne, chi non mangia pesce, chi non mangia uova, ci sono quelli che non mangiano frutta, verdura, frutta secca, zuccheri ma tutti mangiano pasta. La pasta è una pietanza così adorabile al punto da sembrare quasi elementare. La maggior parte di noi non ricorda la prima volta che l’ha mangiata ma quella stessa maggior parte non riesce a vivere senza” – conclude il quotidiano americano.