Preoccupa lo stato della qualità delle acque piemontesi. Risulta quindi fondamentale imparare a difendersi da soli in attesa che chi di dovere si attivi per difendere tutti.
Il problema della contaminazione delle acque interessa tutti e tutti devono essere pienamente coscienti della qualità dell’acqua che sgorga dai propri rubinetti.
La chimica è ovunque, tutta intorno a noi: del resto gli esseri umani sono essi stessi aggregati molecolari su base chimica. Nel mondo esistono milioni di composti: spesso non ci facciamo caso, ma alcune sostanze sono altamente dannose per la nostra salute e per l’ambiente.
In Italia, e in gran parte anche nel nord della Penisola (Friuli, Piemonte, Veneto), sono state rilevate presenze notevoli di agenti inquinanti: argomento di preoccupazione, le sostanze chimiche sono ormai correlate allo sviluppo industriale di molte aree e distretti del nostro Paese. Ma come possiamo difenderci da questi composti, sovente molto aggressivi?
Il focus attualmente è da concentrare sui cosiddetti PFAS: cosa sono queste sostanze e dove si trovano? In questo articolo, ci immergeremo nel mondo dei PFAS, per comprenderli meglio, magari comprendendo anche come arginarli o eliminarli del tutto dalla nostra vita quotidiana. Del resto la contaminazione dell’ambiente, da parte delle sostanze chimiche può essere un grave problema in termini di salute e salubrità dell’ambiente.
La contaminazione dell’acqua da parte dei PFAS è un problema sempre più sentito dalle comunità territoriali: per fortuna vi sono sistemi di rilevazione efficaci, con soluzioni tecnologiche all’avanguardia per eliminare questi composti dall’acqua potabile (in prima battuta) in maniera significativa.
Tra le soluzioni migliori vi sono i filtri a carboni attivi e gli impianti ad osmosi inversa: sistemi efficaci, che possono depurare l’acqua dai PFAS, garantendo dunque la potabilità della stessa. Ma come funziona un depuratore nel dettaglio?
Il depuratore a carboni attivi assorbe gli elementi contaminanti disciolti nell’acqua: i PFAS sono ovviamente composti chimici, e come tali si legano ai carboni attivi, rimanendo intrappolati nel filtro, purificando l’acqua. L’osmosi inversa, invece, è un processo che impiega una membrana per separare e rimuovere gli elementi contaminanti: l’acqua fluisce verso la membrana, che trattiene i PFAS e gli altri contaminanti presenti.
I PFAS sono sostanze perfluoroalchiliche, appartenenti alla famiglia dei composti utilizzati in una vasta gamma di prodotti per le loro proprietà idrorepellenti: molti prodotti sono intrisi di tali sostanze (tessuti anti-macchia, anti-grasso, alcuni tipi di schiume usate per spegnere gli incendi, etc.).
Composti molto utili. Il problema nasce quando entrano in contatto con l’ambiente, bioaccumulandosi negli ecosistemi, nel suolo e nelle falde acquifere. Sono altamente persistenti, non si degradano e dunque possono accumularsi nei sistemi organici di animali ed esseri umani: entrano sovente nella catena alimentare, con potenziali effetti negativi sulla salute nostra e dei nostri figli.
Ma c’è una buona notizia: possiamo eliminare i PFAS, anche in modo naturale, espellendoli dal nostro corpo (anche se può richiedere molto tempo). Come? Bevendo molta acqua, ovviamente non contaminata, e garantendosi una dieta equilibrata, utile a disintossicare l’organismo.
Come visto i PFAS sono sostanze utili eppur dannose: la prevenzione è la prima difesa contro la loro diffusione incontrollata: solo agendo prima si potranno prevenire i danni al nostro ecosistema naturale (e alla nostra salute).
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