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Sport

Un Tour de France davvero clamoroso, l’undicesima tappa sconvolge tutti e tutto

E’ uno di quei Tour de France come, forse, non si vedeva da nni, da tanti anni. Questa 111 edizione, infatti, avrebbe dovuto essere ricordata come la prima (forse l’unica) partita dall’Italia, l’edizione che non vedrà la sua fine a Parigi, ed invece è la competizione a far parlare di sè.

Che bellissimo Tourd de France, sotto certi aspetti anche clamoroso. Quello che è accaduto. oggi, all’undicesima tappa ha davvero dello straordinario. Tutti con la bocca chiusa davanti all’impresa, tutti conil fiato sospeso per quello che la competizione potrà riservarci da qui a qualche giorno. Quando tutti, ormai pensavano che il Tour sarebbe stato solo un giro dìonore, una passerella per lo sloveno Tadej Pogacar a vedere quanto accaduto in questi giorni rimette tutto in discussione.

Jonas Vingegaard – lavocetorino.it

Per il vincitore, il dominatore del Giro d’Italia 2024 questa Grande Boucle non sarà di certo facile come si poteva pensare alla vigilia. Lo sloveno sembra sempre avere lo smalto giusto. Incontenibile in più di una occasione, eppure quanto visto oggi, però, nell’undicesima tappa, fa ricredere in molti. Chi lo dava già come campione indiscusso per questo Tour potrebbe perdere la scommessa. La Grande Boucle, insomma, quella che quest’anno avremmo dovuto ricordare solo perché, per la prima volta, non si concluderà a Parigi con la classica passerella trionfale sugli Champs-Élysées.

Un Tour de France clamoroso ecco quanto sta emergendo

La motivazione, ovviamente, è legata solo a questioni organizzative, a Parigi, in Francia, infatti, tra qualche giorno inizieranno le Olimpiadi. Venendo alla tappa di oggi, però, l’entusiamo degli appassionati è davvero alle stelle. Nel cuore della Francia, l’udicesima tappa, la Evaux Les Bains – Le Lioran, una tappa di 211 chilometri con un inizio facile, nessuna vera pianura ma nemmeno nessuna vera salita, questo almeno per quanto riguarda la prima parte della tappa.

Ed infatti, la tappa inizia con i ciclisti di classifica che attendono il finale con delle salite capaci di mettere a dura prova chiunque e gli outsider che provano scatti e fughe. La tappa va avanti, infatti, così tra fughe riprese e contrattchhi con i ciclisti che cercano la fuga giusta capace di arrivare al traguardo o per lo meno di regalare la giusta visibilità fino a che i leader dele squadre non si daranno battaglia.

La tappa fila via liscia, dunque, tutto fa pensare che sia una di quelle altre tappe apparecchiate per Tadej Pogacar. Tutto normale fino al chilometro 138. Da qui in poi, accade di tutto, innanzitutto c’è da registrare la caduta di Wout Van Aert. Fortunatamente il ciclista non riporta conseguenze gravi ma, purtroppo, lascia il suo leader Jonas Vingegaard privo del suo gregario numero uno, un gregario davvero di lusso in grado di fare la differenza.

Nell’ascesa al passo Peyrol, però, Tadej Pogacar, come tutti del resto si aspettavano, mette la squadra a tirare. Bisogna prendere i ciclisti in fuga non perché siano pericolosi per la classifica generale ma perché Pogacar vuole vincere la tappa. Ad un chilometro dalla vetta, infatti, la scena che tutti gli appassionati di ciclismo e, soprattutto, della Grande Boucle, aspattano. Il leader della squadra fa spostare il proprio grecario è il segnale dell’attacco.

L’attacco di Pogacar la risposta di Vingegaard

Tadej Pogacar fa spostare il suo grecario Yates e va via. Il ciclista è in grado di fare subito il vuoto ed andarsene da solo mancano 32 chilometri all’arrivo. In discesa i suoi tre rivali, partono all’inseguimento. Uno alla volta Roglic, Evenepoel, Vingegaard per poi riunirsi all’inseguimento disperato dello sloveno. E’ una di quelle tappe in cui chi ha imparato a conoscere lo sloveno in questi anni sa che non lo riprenderanno che andrà solo al traguardo a vincere la sua ennesima tappa a staccare i suoi diretti inseguitori in classifica generale per la maglia gialla.

E’ qui, però, che avviene un qualcosa di straordinario e di clamoroso, sotto certi aspetti, sul col de Pertus Vingegaard si sente bene, sente la gamba rispondere e decide di lasciare sul posto Roglic e Evenepoel e darsi all’inseguimento solitario della maglia gialla. L’impresa di Vingegaard sembra di quelle folli, di quelle disperate, di quelle che fanno amare questo sport. Il danese si riporta sotto Pogacar, lo affianca, lo guarda negli occhi ed i due iniziano una cavalcata vera e proprio verso l’ultima salita, verso l’arrivo, anche di comune accordo, del resto, i ciclisti dietro si stanno distanziando.

Pogacar e Vingegaard decidono di non farsi male a vicenda ma di mettere tanti secondi preziosi tra loro ed il resto degli inseguitori. Allo sprint finale, però, Jonas Vingegaard sta bene non molla lo sloveno lo sfida allo sprint finale ed alla fine trionfa in quella che può essre definita un’impresa straordinaria quanto clamorosa. Sono passate dalla partenza 4 ore e 58 minuti di puro ciclismo, di sano sport.

La classifica generale ora vede Pogacar sempre in maglia gialla secondo a circa un minuto Evenepoel  e terzo proprio Jonas Vingegaard con un distacco dallo sloveno di 1 e 14 secondi. La sfida, però, è lanciata e Pogacar dovrà lottare fino alla fine se vorrà portare a casa questo Tour de France.

Rocco Grimaldi

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