Si profila un’estate davvero rovente e non solo sotto un punto di vista climatico e delle temperature. A Torino i sindacati, la CGIL e la UIL scendono in campo contro il Governo. E’ la prima di una serie di mobilitazioni.
La politica, almeno quella seria con la p maiuscola, non va mai in ferie. La dimostrazione qui a Torino dai sidancati, le principali sigle a livello nazionale la CIGIL e la UIL in un’azione congiunta, in piazza contro il Governo. Una mobilitazione forte che li vedrà impegnati almeno per qualche settimana. Nessun passo indietro, infatti, nessuna mediazione. A mettere i sindacati sul piede di guerra sarebber uno degli ultimi provvedimenti del Governo targato Giorgia Meloni.
I sindacati non ci stanno e per questo giovedi 18 luglio sono scesi in piazza per la mobilitazione generale, con loro, ovviamente, moltissimi esponenti delle attuali opposizioni al Governo. Si tratta, infatti, di una azione congiunta che vedrà impegnati nelle prossime settimane non solo i sindacati ma tutte le opposizioni ed in primis il Partito Democrativo di Elly Schlein. Il provvedimento varato dal governo attuale, infatti, va a colpire quello che per molti è il cuore della nostra costituzione.
A Torino i sindacati CGIL e UIL in piazza contro il Governo, ecco perché
A scatenare l’ira, nel vero senso della parola, a far scendere in piazza sindacati e opposizione è l’Autonomia Differenziata. Il provvedimento varato solo qualche giorna fa dall’esecutivo Meloni, tanto a cuore alla Lega che, però, scatena rabbia e protesta in tutta Italia. L’autonomia differenziata che, per molti, è una sorta di secessione velata, un provvedimento che divide l’Italia e che metterà le regioni più povere con le spalle al muro.
Autonomia differenziata che, però, non accontenta nemmeno le regioni cosiddette più forti, visto che una Italia più divisa, meno competitiva e con più diseguaglianze non servirà a nessuno. Il provvedimento, infatti, accentra tantissimi poteri decisionali alle Regioni garantendo loro le coperture economiche dettate dal loro prodotto interno lordo. Chi più ha più spende, insomma, questo però, per gli oppositori significa mettere a rischio servizi quali l’istruzione, la sanità, la sicurezza.
“Vogliamo una sanità nazionale coordinata dalle Regioni, una scuola pubblica con un unico programma nazionale, vogliamo che lo Stato mantenga la solidarietà tra i più forti e i più deboli, tra i più ricchi e i meno ricchi” queste, infatti, le parole di Giorgio Airaudo della Cgil “L’autonomia differenziata genera il rischio che lo Stato nazionale si frantumi e che i cittadini più poveri restino soli”. Con queste motivazioni è stato lanciato un referendum popolare che porti all’abrogazione di questa legge.
Ora a sindacati e partiti di opposizione, come anche a tutti i cittadini che vogliono tutelare i propri diritti, dovranno raccogliere 500.000 firme il numero minimo per poter presentare un referendum nazionale. Con i sindacati che a Torino si sono mossi anche prima dell’avvio ufficiale per la raccolta firme, il 20 luglio, si presume che la soglia delle 500.000 firme sia solo una formalità e che presto i questiti saranno depositati e si dovrà indirre solo il referendum