La granita siciliana rappresenta una tradizione amatissima non solo nella Regione in cui è nata, ma in tutta Italia. In tanti, però, ignorano la sua incredibile storia.
In Sicilia, quello di gustarsi una granita è un vero e proprio rituale. Ancora meglio se accompagnata da una brioche, o dovremmo dire brioscia, per una deliziosissima colazione. Con il passare del tempo, anche i turisti provenienti da ogni parte del mondo hanno imparato a conoscerla e ad apprezzarla, a maggior ragione con l’arrivo dell’estate. Ma in quanti hanno sentito parlare della storia che si nasconde dietro alla sua nascita? Le sue origini risalgono a tanti anni fa e la sua produzione, con il passare del tempo, si è adeguata all’avanzamento della tecnologia.
Forse non tutti lo sanno, ma il nome con cui la granita veniva inizialmente chiamata è grattata (dal siciliano rattata), termine che si rifà alla procedura con cui veniva realizzata. Questo dolce tanto sfizioso, infatti, in passato era preparato senza ricorrere alle attrezzature dei giorni nostri. La granita – che nonostante le sue antiche origini oggi continua ad essere un dessert amatissimo, parte della tradizione culinaria siciliana – ha un'”antenata” che, un tempo, era nota con il nome sherbet.
Tale bevanda ghiacciata, a base di aromi alla frutta, ha raggiunto il sud Italia all’epoca della dominazione degli arabi. L’ingrediente chiave per la realizzazione della grattata era la neve, che veniva raccolta dai cosiddetti nivaroli. Questa veniva riposta nelle neviere e si faceva uso di terra e piante come le felci per ricoprirla. Una volta diventata ghiaccio, poteva essere venduta con l’inizio della bella stagione. Era poi abitudine grattare il ghiaccio acquistato per dare forma a gelati e sorbetti da poter consumare durante l’estate.
Un metodo a cui si ricorreva per dare loro sapore, consisteva nell’aggiunta di miele e limone al ghiaccio. Fino a giungere, pian piano, alla nascita di diversi gusti – che ancora oggi mangiamo. Venne, successivamente, fatta una scoperta che ebbe un ruolo centrale nel rendere la preparazione del dolce meno macchinosa. Essa si basava sul ricorso al sale marino, da mescolare alla neve. In tal modo, quest’ultima smise di costituire l’ingrediente principale e divenne il refrigerante usato nella realizzazione del dolce.
Da allora arrivarono i pozzetti, nei quali si trovavano un secchio in zinco e un’apposita manovella per girarlo. Neve e sale venivano inseriti all’interno del macchinario, dando così vita ad una prima versione delle attrezzature di oggi. Per l’arrivo della gelateria si è dovuto aspettare fino al XX secolo, nello stesso momento in cui acqua e zucchero presero il posto di neve e miele. Sono proprio questi i progressi nella produzione che portarono alla granita siciliana che conosciamo e amiamo tanto.
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