Petto di pollo del supermercato, meglio evitare queste marche: le peggiori in assoluto

Il Salvagente ha condotto dei test di laboratorio su campioni presi da 18 petti di pollo di altrettanti marchi famosissimi. I risultati sono scioccanti. Bisogna stare molto attenti. 

Dopo questa indagine rivedrete totalmente il vostro concetto di petto di pollo come cibo “dietetico”. Coinvolte anche numerose linee “Bio” di marchi famosi.

petti di pollo

Il parametro di riferimento è quello cui guardano soprattutto coloro che vogliono o devono tenere sotto controllo il peso corporeo. I risultati dei test sono abbastanza sconvolgenti.

Pollo indigesto

La nota rivista Il Salvagente ne ha combinata un’altra delle sue! Come tutti sapranno, la rivista è nota per la sua grande attenzione sui beni di consumo, specie quelli più amati ed acquistati dai consumatori. Questa volta è toccato al petto di pollo, di quello che si trova preconfezionato nei banchi macelleria/polleria dei supermercati.

Si voleva capire quanto l’allevamento intensivo possa influenzare i valori nutrizionali della carne. Tutti i campioni analizzati provengono da animali nati, allevati e macellati in Italia.

Sono stati analizzati campioni di 18 marche differenti, tutte famosissime e molto amate dai consumatori italiani. Ci si è concentrati su un aspetto: il quantitativo di grassi presenti nei petti di pollo. E’ bene, in merito, tenere a mente una cosa: le norme europee sono piuttosto permissive circa la carne cruda.

Nel senso che i produttori non sono obbligati ad apporre in etichetta i valori nutrizionali del prodotto crudo che stanno proponendo ai consumatori. Nonostante tutto, in base alle linee guida, in 100 grammi di petto di pollo dovrebbero esserci al massimo 0,8 grammi.

petto di pollo

Il test: risultati scioccanti

Nello studio condotto su 18 campioni di carne di pollo, provenienti da noti supermercati come MD, LIDL, IN’S, EUROSPIN, CONAD, COOP, CARREFOUR, ESSELUNGA, ELITE ed altri, si è cercato di valutare il contenuto di grassi rispetto alle raccomandazioni nutrizionali che ne indicano come limite massimo un valore pari allo 0,8% ogni 100 grammi di carne cruda. Sorprendentemente, nessun campione ha rispettato tale indicazione, tutti infatti superano la soglia consigliata.

Tra i vari prodotti analizzati, quelli che hanno mostrato i livelli più elevati di grassi sono stati il Petto di pollo a fette di MD Bontà d’Italia ed il Filetto di pollo a fette di Esselunga, entrambi ben oltre il limite consigliato. Seguono da vicino i Petto di pollo a fette di CONAD e le Sottilissime di pollo di Aia, dimostrando che anche i marchi più reputati per la qualità possono difettare clamorosamente su questo fondamentale aspetto nutritivo.

Particolarmente critici sono i valori registrati per il pollo di MD e CONAD, con rispettivamente 2,1 e 2,2 grammi di grasso per 100 grammi di prodotto, e un pareggio tra Aia ed Esselunga, entrambi a 2,5 grammi di grasso per 100 grammi. Questi dati mettono in luce una problematica significativa nella composizione nutrizionale dei prodotti di pollo offerti, sollevando questioni importanti sulla trasparenza e la qualità alimentare che i consumatori meritano.

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