Dopo mesi e mesi di dibattiti, arriva una terribile notizia per i cittadini e riguarda le pensioni: la situazione sembra destinata a farsi sempre peggiore.
Il sistema pensionistico in Italia è, da anni, al centro di un dibattito che si fa via via più acceso. Sono diverse le criticità da affrontare e, nel frattempo, aumenta il numero di cittadini che lamenta assegni troppo bassi o che non riesce a raggiungere i requisiti necessari a causa della precarietà lavorativa. E, mentre gli italiani sperano nell’arrivo di buone notizie, giunge una novità che non fa assolutamente ben sperare scatenando reazioni avverse.
Sono due le prerogative fondamentali per accedere alla pensione in Italia. Da una parte, troviamo il requisito anagrafico, che richiedere di aver compiuto 67 anni d’età; dall’altra, c’è il requisito contributivo, che corrisponde a 20 anni. Tuttavia, il Paese deve fare i conti con più di una problematica che rischia di portare il sistema pensionistico ad un vero e proprio collasso.
La situazione, infatti, non è per niente rosea. Tra le ragioni, abbiamo la denatalità: sono sempre meno le coppie che mettono su famiglia e, in tantissimi casi, le cause sono da ricercare nelle difficoltà – soprattutto per i più giovani – nel riuscire ad ottenere un lavoro stabile e acquistare una casa in cui far crescere i propri figli. A ciò si aggiunge l’aumento dell’aspettativa di vita, andando a determinare un progressivo invecchiamento della popolazione.
Pensioni, la riforma che stravolge tutto: aumenta lo scontento dei lavoratori
Appare evidente che il rapporto tra il numero dei pensionati e quello dei lavoratori risulta essere sbilanciato. La spesa sostenuta dallo Stato per tali prestazioni supera i 320 miliardi di euro, di cui la maggior parte viene sostenuta dall’INPS. Il sistema delle pensioni è sempre meno sostenibile e anche l’introduzione di misure che consentono ai cittadini di lasciare prima il mondo del lavoro ha un costo non da poco, facendo scendere l’età in cui si accede alla prestazione.
In un’ottica simile, sono diverse le proposte di riforma che si fanno strada. E, di recente, ad attirare l’attenzione è stato il progetto del CNEL (Consiglio Nazionale dell’Economia e del Lavoro) timonato da Renato Brunetta. Questo, tuttavia, prevede una serie di novità che ha già fatto storcere il naso ai cittadini: l’idea di base, infatti, è aumentare l’età pensionabile e cancellare le “Quote” che consentono di ritirarsi anticipatamente dal lavoro.
La riforma permetterebbe di decidere di accedere alla pensione tra i 64 e i 72 anni. Tuttavia, lasciare la propria occupazione prima vorrebbe dire anche ricevere un assegno più basso (la riduzione andrebbe dal 3 al 3,5% per ogni anno di anticipo all’uscita). Per ritirarsi dal lavoro prima di aver compiuto i 72 anni, ad ogni modo, bisognerebbe aver raggiunto i 25 anni di contributi, con un monte contributivo che consenta di ricevere minimo 800 euro lordi al mese.
Come sottolineato dal CNEL, non è ancora stato presentato alcun disegno di legge o documento volto ad una riforma delle pensioni. Per ora, non sappiamo se il progetto troverà conferma ma sembra difficile che possa essere approvato nella sua totalità: porterebbe, infatti, a cambiamenti decisivi rispetto alla strada intrapresa dal Governo fino a questo momento.