La città di Torino amata e apprezzata non smette mai, però, di stupire sia i suoi abitanti che i turisti ed il mondo in generale. In questo caso andremo a scoprire un evento davvero eccezionale che solo questa città ha saputo affrontare.
Torino è una delle città più affascinanti e storicamente ricche d’Italia. Una città vibrante che coniuga sapientemente il suo glorioso passato con un presente dinamico, caratterizzato da innovazione e cultura. Il Lingotto, l’ex stabilimento Fiat, è ora un centro multifunzionale che include gallerie d’arte, un centro congressi, e un hotel, dimostrando la capacità della città di reinventarsi pur mantenendo le sue radici industriali.
Con la sua fama di città esoterica. Torino è conosciuta come uno dei vertici del triangolo della magia bianca, insieme a Lione e Praga, e del triangolo della magia nera, insieme a Londra e San Francisco. Questo ha attirato molti appassionati di misteri e occultismo, che vedono nelle sue strade e monumenti segni di una spiritualità antica e arcana. La città vanta anche una tradizione culinaria di tutto rispetto. È qui dove è nato il vermut, l’aperitivo a base di vino aromatizzato, e dove si trovano alcune delle cioccolaterie più antiche d’Italia, celebri per le loro produzioni.
Torino l’unica città al mondo ad averlo fatto: ecco di cosa parliamo
Un record incredibile, però, per la città di Torino appartiene alla vivace scena delle birre artigianali italiane. Qui spicca una produzione unica nel suo genere, la birra Rufus. La Rufus è più di una semplice bevanda: è un ponte che collega il presente con il passato remoto, ispirandosi alle antiche tecniche birrarie degli Egizi. Questa birra non è solo un omaggio alla tradizione, ma una vera e propria rivisitazione storica, nata da una scoperta straordinaria.
Grazie ad una egittologa del Museo sabaudo ed al ritrovamento, sul coperchio di un vecchio sarcofago, della ricetta di una birra, è stato possibile in città riprodurre questa antica bevanda con una ricetta di 5.000 anni fa. L’egittologa, infatti, contattando Mauro Mascarello, titolare del birrificio Torino, sito in via Parma, ha lanciato una sifda accettata e vinta, aggiungiamo noi.
L’idea di creare una birra che si avvicinasse il più possibile agli antichi metodi di produzione degli Egizi, e soprattutto che aderisse alla sopracitata ricetta intagliata nel sarcofago. Questa è la Rufus, il cui nome significa “rosso” in latino. La birra segue passo passo la ricetta trovata sul coperchio del sarcofago di migliaia di anni fa ed utilizza il grano Kamut che, all’epoca, veniva coltivato lungo il NIlo.
Assaporare la Rufus significa intraprendere un viaggio nel tempo. Al primo sorso, si percepisce un gusto pieno e avvolgente, seguito da una leggera effervescenza che pulisce il palato. Gli aromi sono complessi e stratificati, con note di pane appena sfornato, miele e spezie delicate. La Rufus non è solo una birra da bere, ma una storia da assaporare. Ogni sorso è un richiamo a un’epoca lontana, a una cultura che ha posto le basi per molte delle tradizioni culinarie e di fermentazione che ancora oggi influenzano il mondo moderno.