Grossi guai per molti percettori dell’Assegno di Inclusione: il Governo ora applica la linea dura e non transige. Vediamo cosa cambia.
Linea dura per i percettori dell’Assegno di Inclusione, il sussidio statale che, dallo scorso gennaio, ha preso il posto del vecchio Reddito di Cittadinanza. Il Governo di Giorgia Meloni non transige per fare in modo che gli aiuti arrivino davvero ai nuclei familiari più in difficoltà.
Per ottenere il sussidio è necessario soddisfare determinati requisiti che non riguardano solo Isee e reddito. L’Isee, naturalmente, non deve superare una certa soglia che, attualmente, è stata fissata in 9360 euro. Ma non basta: per avere diritto all’ADI è necessario che almeno un membro della famiglia rientri tra i soggetti non occupabili.
Sono considerati non occupabili i disabili con invalidità almeno al 74%, i minorenni, le persone dai 60 anni in avanti e i soggetti “svantaggiati” come le donne vittime di violenza, gli ex detenuti o persone con storie di dipendenze. Chi riceve l’Assegno di Inclusione riceve, in media, un aiuto di 500 euro al mese più eventuali altri 280 euro per le famiglie che vivono in affitto.
Per evitare truffe ai danni dello Stato e il dilagare di “furbetti”, il Governo ha deciso di adottare la linea dura. Molti rischiano, quindi, di perdere l’agevolazione. In particolare sono a rischio coloro che tentano una strada “facile”…
Linea durissima per chi cerca strade facili per intascarsi l’Assegno di Inclusione. Il Governo di Giorgia Meloni non transige e toglie il sussidio a chi non ha tutte le carte in regola per averne diritto. Attenzione a non fare i “furbetti” perché si rischia davvero grosso.
Come anticipato, per ottenere l’Assegno di Inclusione, è necessario avere un Isee che non superi i 9360 euro. Il reddito familiare, invece, deve essere pari o inferiore a 6000 euro l’anno. Attenzione a non tentare il trucchetto delle dimissioni perché non solo non funziona ma si rischia.
Infatti non possono ottenere l’Assegno di Inclusione quelle famiglie in cui uno o più membri abbiano chiesto le dimissioni negli ultimi 12 mesi. Mentre il Reddito di Cittadinanza si poteva ottenere lo stesso – ma coloro che avevano rassegnato le dimissioni venivano esclusi dal calcolo dell’importo del sussidio- con l’ADI le cose funzionano diversamente.
Uniche eccezioni ammesse sono le dimissioni per giusta causa – cioè in extrema ratio come, ad esempio, in caso di mobbing – oppure la conclusione di un rapporto di lavoro mentre si è ancora nel periodo di prova.
In questi casi non si perderà la possibilità di ottenere l’Assegno di Inclusione. Che cosa succede se un componente della famiglia si dimette dopo che il nucleo familiare ha già ottenuto il sussidio? In questo caso bisogna comunicare tutto all’Inps entro 30 giorni. L’omessa comunicazione prevede reclusione da 1 a 3 anni, oltre alla decadenza del beneficio e alla restituzione degli importi percepiti.
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