La Sonrisa è ancora aperta, perché l’attività prosegue nonostante la confisca

All’apparenza nulla è cambiato: i battenti de La Sonrisa sono sempre spalancati, il Castello delle Cerimonie esiste ancora. Il motivo.

La Sonrisa aveva occupato le prime pagine di giornali e siti web nello scorso mese di febbraio. La notizia del sequestro avvenuto come conseguenza di alcune gravi violazioni in ambito edilizio aveva sorpreso in molti. Subito c’era stata la mobilitazione da parte dei tanti lavoratori impiegati nella struttura ricettiva. Tra regolari e stagionali si parla di un comparto che dà occupazione a più di duecentocinquanta persone.

Perché La Sonrisa è ancora aperta a distanza di mesi dal sequestro?
Una sorridente Imma Polese continua la sua attività a La Sonrisa (lavoceditorino.it) Foto Instagram@donnaimmapolese

Con altrettante famiglie che contano su quel lavoro come principale entrata di reddito. La famiglia Polese aveva espresso anche la volontà di volersi tutelare ricorrendo alla Corte europea dei diritti dell’uomo. Nel corso di questi mesi poi va detto che donna Imma Polese, diventata la principale figura di riferimento dopo la scomparsa di suo padre, don Antonio (fondatore de La Sonrisa nell’ormai lontano 1979, n.d.r.) è apparsa sempre tranquilla. Non sono mancate le partecipazioni ad alcuni programmi televisivi.

Che fine ha fatto il ristorante La Sonrisa? È sempre aperto

In uno di questi, donna Imma Polese si era fatta curare l’acconciatura da Federico Fashion Style. In un’altra trasmissione invece lei stessa ed il marito, Matteo Giordano, hanno proposto delle ricette ai telespettatori. Il tutto mentre il futuro dei loro dipendenti restava incerto. Dal giorno in cui il bubbone è esploso, La Sonrisa non è mai rimasta chiusa per un singolo giorno. C’è un motivo ben preciso a spiegazione di tutto ciò. Il reato contestato era quello di lottizzazione abusiva, con delle specifiche aree che non sono conformi alle norme.

Perché La Sonrisa è ancora aperta a distanza di mesi dal sequestro?
Esterno de La Sonrisa (lavoceditorino.it) Foto Instagram @hotellasonrisa

In virtù di ciò si erano palesate due alternative: o abbattere tutto quello che non andava e che pregiudicava il territorio interessato o risanate le irregolarità, togliendo nel frattempo La Sonrisa alla famiglia Polese. In base ai regolamenti, una struttura sottoposta a sequestro per abusi edilizi dovrebbe finire in mano al Comune di riferimento. Sta poi alla locale amministrazione dare vita ad un apposito bando per individuare dei nuovi gestori e trasformare l’attività in una opera di pubblico interesse.

Quanto accaduto al celebre ristorante ed albergo sito in Sant’Antonio Abate, in provincia di Napoli, ha trovato però una soluzione alternativa. In cambio di un canone di locazione, i Polese possono continuare ad esercitare come hanno sempre fatto in più di quattro decenni. I Polese verserebbero al Comune presieduto dalla sindaca Ilaria Abagnale la cifra di 30mila euro, con il celebre Castello delle Cerimonie che fa comunque parte del patrimonio indisponibile comunale.

Presto la svolta con la sentenza della Cassazione

Da quanto si apprende però, non sarà così per sempre. Si andrà avanti in questo modo fino a quando non verrà pubblicata la sentenza della Corte di Cassazione, con tanto di lettura delle motivazioni. Una cosa che dovrebbe accadere entro l’autunno. L’apertura concessa ai Polese ha fatto modo che si superassero intanto le locali elezioni, tenutesi a giugno e che hanno visto la riconferma della Abagnale nel ruolo di prima cittadina. E che donna Imma potesse onorare i contratti stipulati per celebrare matrimoni e feste varie con i clienti che hanno scelto di non disdire le loro prenotazioni (cosa invece avvenuta in maniera ingente all’indomani della notizia della confisca a febbraio).

Gestione cookie