Una caccia al serial killer nella nuova fiction Rai, Brennero: Marco Bergamo, il mostro di Bolzano, è un personaggio realmente esistito.
Il 16 settembre, su Raiuno, viene proposta una nuova fiction, un thriller diretto da due bravissimi registi come Davide Marengo e Giuseppe Bonito, e che presenta un cast davvero d’eccezione. Sono infatti Elena Radoninich e Matteo Martari i due protagonisti di “Brennero”, una serie televisiva ambientata a Bolzano e che racconta una parte di storia del capoluogo altoatesino.
Tra le grandi fiction Rai attese in autunno, infatti, “Brennero” mette in luce una parte del nostro territorio segnata dalle tante contraddizioni culturali, in cui la parte italiana e quella tedesca si incontrano e si scontrano. Diversi sono i riferimenti alla storia più o meno recente e all’attualità del territorio, a partire dal plot della serie televisiva stessa, ossia la caccia a un pericoloso serial killer.
Il “cattivo” è interpretato da Paolo Briguglia, attore che si è fatto apprezzare per i suoi ruoli in “El Alamein”, “I cento passi” e nella serie “Il cacciatore”, e che in questa fiction di otto puntate interpreta il personaggio di Marco Bergamo, vale a dire del Mostro di Bolzano. A quest’uomo, morto a 51 anni in seguito a un’infezione polmonare riscontrata in carcere, vengono attribuiti cinque delitti.
Dal 1985 al 1992, infatti, stando a quanto accertato dalla magistratura, Marco Bergamo ha commesso ben cinque femminicidi: il primo quello di una studentessa di soli 15 anni, Marcella Casagrande, sua vicina di casa, colpita alle spalle con diverse coltellate. Appena sei mesi dopo, l’uomo uccise un’insegnante di 41 anni, dedita anche alla prostituzione, Annamaria Cipolletti.
Poi per alcuni anni, sul Mostro di Bolzano calò il silenzio, fino al 1992, quando tra gennaio e agosto, Marco Bergamo tornò a colpire, uccidendo tre prostitute, Renate Rauch, Renate Troger e Marika Zorzi. Quest’ultimo omicidio avvenne il 6 agosto e il serial killer si stava allontanando proprio dal luogo del delitto quando venne fermato da due agenti di polizia.
Durante il processo, l’uomo ammise soltanto tre omicidi, sostenendo che in due casi aveva agito un’altra persona, potenzialmente anche più pericolosa di lui, e queste tesi le ribadì anche al giornalista Paolo Cagnan, il quale in un recente saggio su Marco Bergamo lo mette in correlazione addirittura con la morte di Simonetta Cesaroni e quindi col giallo di Via Poma, uno dei delitti insoluti più nostri del nostro Paese.
Nel corso delle indagini relative agli omicidi del Mostro di Bolzano, a Marco Bergamo vennero attribuiti altri due delitti, ma dai riscontri non emerse nulla a suo carico. Da allora, l’uccisione della prostituta Anna Maria Ropele, nel gennaio 1992, e quella della turista fiorentina Adele Barsi, avvenuta otto anni prima, non hanno ancora un colpevole.
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