Il padre di Mia, la bambina trovata morta nel Piave insieme alla madre Susanna Recchia, esprime il suo dolore al parroco di Miane.
«Sono un uomo distrutto». Brevi e colme di disperazione le frasi pronunciate al telefono da Mirko De Osti al parroco di Miane, comune della provincia di Treviso in Veneto. L’uomo, padre della bambina trovata morta nel Piave, ha sperato fino all’ultimo di poter riabbracciare la piccola. Il tragico esito delle ricerche di ieri mattina 15 settembre ha tolto ogni speranza alla famiglia di Mia.
Mirko De Osti era il compagno di Susanna Recchia e padre della bambina di tre anni, Mia. Ieri mattina, domenica 15 settembre, la bimba è stata trovata morta abbracciata alla madre su un isolotto del fiume Piave. Per un giorno e mezzo l’uomo, che lavora come meccanico a Miane, aveva sperato di ritrovare vive l’ex compagna e la figlia, ma così non è stato. Dato che la donna aveva portato con sé i farmaci salvavita per Mia che soffriva di crisi epilettiche, la speranza che la bambina fosse stata risparmiata dalla madre era forte. Invece, il ritrovamento nella mattinata di ieri dei due corpi ha avvolto la famiglia in un vortice di disperazione.
«Spero di ritrovare viva almeno la bambina. Non riesco a pensare ad altro», così aveva detto De Osti sabato pomeriggio durante le ricerche dei soccorritori. A prendere parte alle operazioni era stato anche l’ex marito di Susanna Racchia, un poliziotto che con la donna aveva avuto tre figli. Recchia si era separata dal marito, con il quale era rimasta in buoni rapporti. La relazione con De Osti, iniziata cinque anni fa e dalla quale era nata Mia, si era conclusa proprio un mese fa. La separazione ha aggravato la situazione della donna che già soffriva di depressione. Venerdì 13 settembre, la donna si era allontanata da casa con la bambina di tre anni, lasciando una lunga lettera d’addio agli altri tre figli.
Da venerdì sera le ricerche sono andate avanti, con la collaborazione delle Forze dell’Ordine, del Comando VV.F. di Treviso Corpo Nazionale dei Vigili del Fuoco e dei volontari della Protezione civile. Nella serata di sabato era stata trovata l’auto di Recchia nel parcheggio di un bar a Covolo di Pederobba, all’imbocco del ponte di Vidor. Poi, domenica il tragico epilogo. Secondo le prime ricostruzioni, Recchia sarebbe entrata nel fiume stringendo la bambina tra le braccia. La corrente ha poi trascinato i corpi per circa 5 chilometri, fino a un isolotto di ghiaia dove sono stati ritrovati.
Gli altri tre figli di Recchia ancora non sanno della morte della madre; mentre il padre della piccola Mia, dopo le parole rivolte al parroco, si è chiuso nel silenzio del dolore.
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