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Economia

Da gennaio 2025 scatterà la rivalutazione delle pensioni: gli incrementi ci saranno, ma saranno deludenti

Scatta la rivalutazione delle pensioni per il 2025, la crescita ci sarà, ma secondo le stime sarà molto debole rispetto agli anni passati.

Secondo le prime proiezioni, la rivalutazione delle pensioni per il 2025 non porta con sé dati estremamente positivi come si pensava. La crescita ci sarà, ma sarà molto debole, inferiore rispetto agli anni passati. Il prossimo aumento delle pensioni è previsto a partire da gennaio, tuttavia, l’incremento degli importi riconosciuti potrà deludere tanti pensionati.

Pensionato mette soldi da parte (LaVoceTorino.it)

Finalmente, la situazione economica sta tornado alla normalità e l’Italia, secondo le proiezioni, tornerà a crescere, seppur timidamente. Dopo due anni di guerra in Europa, di crisi dell’energia e delle materie prime, di inflazione che ha infranto ogni record, ora si torna finalmente a respirare. La rivalutazione delle pensioni tiene conto proprio di questo scenario.

Rivalutazione delle pensioni a partire dal prossimo gennaio: gli aumenti saranno modesti

Se negli ultimi due anni le pensioni hanno visto un aumento modestissimo, quasi nullo, complice il tasso di inflazione dell’8,1% nel 2023 (record assoluto) e del 5,4% nel 2024, facendo registrare piccoli e insignificanti incrementi, per il 2025 la crescita si sarà, anche se modesta. Tuttavia, segnala un piccolo passo per il ritorno alla normalità e al vecchio sistema di adeguamento delle pensioni.

Denaro messo da parte per la pensione (LaVoceTorino.it)

Ora che l’inflazione è sotto controllo, con la Banca Centrale Europea che ha provveduto a effettuare il taglio dei tassi di interesse, la rivalutazione delle pensioni sarà sottostimata. Ci sarà, ma sarà molto debole e potrà deludere tanti contribuenti. Per capire questo scenario, occorre tener presente il tasso di inflazione attuale, stimato all’1,6%.

Gli aumenti, che tengono proprio conto del tasso di inflazione del momento, saranno quasi irrilevanti. Su una pensione di 2 mila euro lordi, ad esempio, se in due anni sono stati percepiti circa 270 euro in più, dal prossimo anno l’incremento sarà di appena 32 euro lordi. Tuttavia, non bisogna disperare, si tratta comunque di un effetto positivo che potrebbe innescare un ritorno alla rivalutazione originaria.

Ritorno al meccanismo di rivalutazione originaria delle pensioni: un primo timido passo

Il meccanismo di rivalutazione originaria, accantonato per far fronte all’inflazione degli ultimi tempi, risulta essere decisamente più vantaggioso rispetto a quello introdotto dal Governo Meloni nelle ultime due Leggi di Bilancio. Tra l’altro, la rivalutazione originaria potrà contare anche sul recente taglio dei tassi di interesse promosso dalla BCE.

Dunque, se ogni anno le pensioni sono adeguate al costo della vita, tramite il processo di perequazione, disciplinato dalla legge del 1998, l’obiettivo è sempre quello di garantire lo stesso potere di acquisto per tutti i pensionati. Dunque, anche le pensioni subiscono una specie di rinnovo annuale, così come funziona per i contratti di lavoro, adeguandosi al contesto economico.

Per poter permettere questo adeguamento delle pensioni al costo della vita, ogni anno il Governo prevede dei finanziamenti specifici, per tutelare i pensionati. I finanziamenti sono interconnessi, però, con lo stato economico del Paese. Se il Paese cresce economicamente, i fondi ovviamente incrementano, ma sta sempre al Governo saperli gestire e distribuire correttamente all’interno della Legge di Bilancio.

Proiezioni 2025, le pensioni subiranno un leggero aumento

In alcuni anni particolarmente difficili, con l’economia in crisi, la rivalutazione delle pensioni è stata rivista o addirittura bloccata, tanto che la Corte Costituzionale è stata costretta a intervenire per non svalutare le pensioni, tutelando i pensionati. Ora, gli ultimi tagli alle pensioni li abbiamo visti a inizio 2023 e a inizio 2024. Per il 2025 le proiezioni sono positive.

La rivalutazione attuata negli anni più recenti prevede una ripartizione in fasce, simile a quella usata per il calcolo Irpef, quindi l’applicazione di una percentuale di rivalutazione in base all’importo per far fronte ai periodi economicamente difficile, afflitti dall’elevata inflazione. Ma ora che la situazione di emergenza sta rientrando, cosa accadrà?

Non c’è più bisogno di appoggiarsi a un sistema di rivalutazione severo, dunque si può allentare la pressione. Se l’inflazione sarà effettivamente dell’1,6%, come stimato dal Documento di Economia e Finanza, dunque facilmente gestibile, si potrà tornare al sistema tradizionale di rivalutazione, per una ripresa progressiva che si noterà nel lungo periodo. A proposito di pensioni, è stato approvato un aumento mediante gli arretrati.

Andrea Cerasi

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