Milano, accuse di violenze all’ex sindacalista: assolto, le motivazioni della sentenza

Assolto l’ex sindacalista dalle accuse di violenza sessuale che ha subito: andiamo a vedere le motivazioni della sentenza in questione.

Davanti ad accuse di violenza sessuale non si può non prendere un lungo respiro prima di emettere giudizi che potrebbero essere affrettati. Bisogna valutare e conoscere nel dettaglio le vicende per potersi fare una idea. Inoltre, proprio considerato la delicatezza del tema, è facile farsi prendere dall’emotività. Il caso in questione, ancor di più ora che sono state rese note le motivazioni, è uno di quelli che potrebbe seriamente alimentare un polverone mediatico nei prossimi giorni.

Aula di un tribunale
A Milano assolto l’ex sindacalista dalle accuse di violenza sessuale: i dettagli (Lavocetorino.it)

Il caso in questione è quello che ha visto accusato Raffaele Meola, ex sindacalista e volto noto nelle varie sigle sindacali, da parte di una hostess. Quest’ultima ha denunciato delle violenze subite proprio da quest’ultimo. La Corte d’Appello ha confermato la decisione presa da parte del Tribunale di Busto Arsizio nel 2022 e la notizia ha sollevato l’indignazione collettiva, soprattutto da parte dei vari movimenti femministi. In tal senso non è tanto la decisione in sé, quanto le motivazioni di questa sentenza che sollevano un polverone non di poco conto.

Milano, ex sindacalista assolto: le motivazioni della sentenza

Dal processo emerge che “l’imputato non abbia adoperato alcuna forma di violenza tale da porre la persona offesa in una situazione di assoluta impossibilità di sottrarsi alla condotta. Non sono stati negati gli approcci fisici in questione, ma la presunta vittima non è stata messa nelle condizioni di non avere nessuna possibilità di reazione. Il perché, dal punto di vista del giudice, è presto spiegato. Ed è proprio qui che nascono tutte le polemiche che hanno affollato le bacheche dei vari social network.

Toga di un giudice
Assoluzione dalle accuse di violenza: le motivazioni che hanno scagionato l’ex sindacalista (Lavocetorino.it)

Tali atteggiamenti (definiti come “toccamenti repentini“) sarebbero durati per 20 o 30 secondi e, di conseguenza, la donna avrebbe avuto il tempo, in questo spazio cronologico, “di potersi dileguare”. Non sono stati rilevati, inoltre, gli elementi per poter parlare di “violenza, minaccia o abuso di autorità”, dal momento che “la qualifica e il ruolo rivestito dall’imputato non comportavano, in concreto, alcuna supremazia”. Pur essendo un tema sempre delicato, varie realtà a sostegno delle donne vittime di violenza hanno protestato vibratamente contro questa sentenza.

Assoluzioni dalle accuse, la posizione dell’ex sindacalista

Un altro elemento che è stato decisivo nelle valutazioni del giudice e che ha sollevato un polverone è il seguente. Non c’era nessuna condizione di timore nella donna dal momento che la stazza dell’uomo avendo “avuto questa Corte agio di constatare che trattasi di individuo di stazza assolutamente normale”. L’avvocato dell’accusato ha chiesto che adesso, dopo questa sentenza, cessi la flagellazione mediatica verso il suo assistito.

Gestione cookie