Dramma di Lavagno: gli inquirenti rompono il silenzio e danno una prima ricostruzione dei fatti spiegando la dinamica. Fondamentale il papà del giovane
La sparatoria avvenuta venerdì 20 settembre in una villetta di Lavagno, in provincia di Verona, rappresenta un ennesimo dramma familiare che si consuma nel nostro Paese. A perdere la vita la 58enne Alessandra Spiazzi mentre il figlio 15enne è rimasto gravemente ferito da colpi di arma da fuoco.
Se in un primo momento gli inquirenti si erano trincerati nel silenzio, mantenendo il totale riserbo davanti a quella che fin da subito è apparsa come una tragedia familiare, nella giornata di oggi, sabato 21 settembre, si sono lasciati andare con i primi dettagli di quella che è stata una prima ricostruzione della sparatoria. Fondamentale per capire come sono andate le cose è stata la testimonianza del marito della donna morta, padre del ragazzo ferito.
Dramma di Lavagno: come sarebbero andate le cose
Avrebbe sparato prima al figlio Alessandra Spiazzi con un colpo in testa e poi avrebbe rivolto l’arma verso di lei suicidandosi. È questa l’ipotesi che hanno reso pubblica oggi gli inquirenti sul dramma familiare di Lavagno
“Al momento – come ha spiegato il procuratore Raffaele Tito – l’ipotesi indiziaria più accreditata è quella del tentato omicidio del ragazzo compiuto dalla madre che poi si è suicidata, la donna – ha aggiunto Tito – da tempo aveva problemi sanitari”.
L’arma usata dalla donna, ex centralinista andata in pensione un anno e mezzo fa, era detenuta in casa dal marito Luciano Feltre, vigile del fuoco, proprio lui che nel tornare a casa ha visto davanti i suoi occhi l’orribile scena. Proprio l’uomo, secondo la Procura, è stato fondamentale per effettuare una prima ricostruzione della vicenda, “sentito come testimone” come ha precisato il Procuratore, contrariamente a quanto avessero fatto trapelare alcune prime indiscrezioni che lo davano come sospettato.
Come sta il ragazzo
Il 15enne al momento versa in “in gravissime condizioni” come ha riferito il procuratore Raffaele Tito sottolineando che nessuno, per ora, “è stato iscritto nel registro indagati”. Il giovane si trova ricoverato presso l’ospedale veronese di Borgo Trento nel reparto di Neurorianimazione diretto dal professor Leonardo Gottin.
Qui è giunto in “condizioni cliniche già gravissime” e per questo è stato sottoposto a una terapia di supporto massimale. “Dopo la notte – si legge nella nota dei sanitari – le condizioni del paziente permangono gravissime ed è sostenuto farmacologicamente e meccanicamente in tutte le funzioni vitali”.