Ancora una volta ci sono dei tagli alle pensioni, con una rivalutazione inclusa nella manovra di bilancio del 2025 che porterà solo cattivi aggiornamenti.
Purtroppo la categoria dei pensionati non sta per andare incontro a dei felici aggiornamenti. Il cedolino erogato dall’INPS infatti potrebbe presentare un importo in calo rispetto al presente. E tutto questo è da attribuire ad un previsto taglio inserito all’interno della prossima manovra di bilancio al vaglio del Governo Meloni. La cosa non fa decisamente piacere, ma in questo modo il ministro dell’Economia e delle Finanze
Giancarlo Giorgetti ha messo in preventivo di ricavare almeno un milione di euro.
Anche nel passaggio tra il 2022 ed il 2023 il Governo attuale emanò un taglio delle pensioni nella manovra finanziaria di allora. Le cose andarono pure peggio, con un taglio di ben dieci milioni di euro. E come è facile immaginare, i sindacati e le associazioni di categoria non hanno affatto reagito bene a questa cosa. La più critica in assoluto è stata la CGIL, con la segretaria Lara Ghiglione che si è scagliata con forza contro questa scelta intrapresa dal Governo Meloni e dal ministro Giorgetti.
Il taglio delle pensioni calcolato sarebbe di più di quattro volte per quelle che superano l’importo minimo di circa 612 euro. Ad essere tagliate saranno dunque le pensioni da 1600-1800 euro al mese, stando così le cose. Ma dato il carovita attuale, l’inflazione che dopo due anni ancora fa sentire i suoi effetti e la immobilità di stipendi e pensioni, questo importo non basta a fare fronte a tutte le spese mensili che le famiglie si trovano davanti ogni mese. Figurarsi poi per chi percepisce di meno.
Ad ogni modo, quando si parla di tagli – che riguardino le pensioni, la sanità, l’istruzione – nessuno è mai contento. Ma c’è di peggio. In base alle stime compiute dal Dipartimento Previdenza della Cgil e dello Spi, le pensioni che nel 2022 erano di 1732 euro finirebbero con l’essere dimezzate a poco meno di mille euro al mese.
A decretare il taglio delle pensioni concorre il criterio noto come indicizzazione. Un fattore matematico che tiene conto del livello di inflazione. Ad oggi tale livello è all’1,5%. Detto del taglio delle pensioni per quelle che superano il già citato importo di quattro volte rispetto alla minima, le altre decurtazioni saranno dell’85% quando invece la pensione interessata è tra le quattro e le cinque volte maggiore rispetto alla minima.
La rivalutazione delle pensioni, al via da gennaio 2025, prevede poi ad un taglio del 47% se l’importo del pensionato in questione è di 6-8 volte maggiore della minima. E del 37% se invece il divario riguarda almeno 9 volte la pensione minima prevista. Mentre per tutti gli altri casi maggiori di 9, il taglio delle pensioni sarà del 22%.
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