A oltre 30 anni dalla morte di don Peppe Diana, il suo ricordo è ancora vivo: ma che fine ha fatto il killer del sacerdote?
Don Giuseppe Diana, noto come Don Peppe, era un sacerdote di Casal di Principe che venne brutalmente ucciso dalla camorra il 19 marzo 1994. La sua unica colpa fu quella di aver coraggiosamente denunciato i clan locali, utilizzando la predica e la parola come armi contro la criminalità organizzata. In un suo scritto divenuto celebre, “Per amore del mio popolo non tacerò”, esprimeva la sua lotta contro la camorra.
Il suo omicidio fu un atto vile, eseguito mentre si preparava a celebrare la messa. Dopo la sua morte, fu calunniato per cercare di offuscare la sua figura, ma la verità e il suo esempio di giustizia rimasero vivi. Ancora oggi la memoria di Don Diana è ancora viva grazie alle commemorazioni e infatti in migliaia hanno sfilato nel trentennale della sua morte, ricordandolo come simbolo di libertà e riscatto sociale.
Il processo che ne seguì vide la condanna all’ergastolo di Nunzio De Falco, mandante dell’omicidio, e una pena di 14 anni per l’esecutore materiale, Giuseppe Quadrano. Fondamentale per arrivare alla verità fu la testimonianza oculare di Augusto Di Meo, un uomo coraggioso che ha squarciato il muro di omertà sulla vicenda. Anche grazie a Roberto Saviano, la vicenda è diventata nota a tutto il Paese.
Proprio Roberto Saviano, nella serata del 23 settembre, dedicherà una puntata di Insider, la trasmissione che conduce su Raitre, alla figura di don Peppe Diana, un sacerdote che con coraggio ha detto di no alla camorra. A 30 anni di distanza, sia mandante che killer del sacerdote sono stati scarcerati, anche se per motivazioni totalmente diverse.
Giuseppe Quadrano, dopo il delitto, si è pentito e ha iniziato a collaborare con la giustizia: anche a causa di questa sua scelta, la ferocia dei clan di camorra si scagliò contro la sua famiglia e venne ucciso tra gli altri un suo cugino, peraltro omonimo. Invece, il boss Nunzio De Falco, venne scarcerato a luglio 2021, facendo scatenare la rabbia di Marisa Diana, sorella del sacerdote ucciso.
Nunzio De Falco era infatti stato condannato due volte all’ergastolo, la prima nel 2003 per la morte di don Peppe Diana, e qualche anno dopo per aver ordinato l’omicidio di un boss rivale, legato al clan dei Casalesi. Quando esce dal carcere per andare ai domiciliari, il boss ha 71 anni ed è malato di cancro: resterà ai domiciliari fino a febbraio 2022, per poi essere ricoverato in una clinica e morire un paio di mesi dopo.
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