La famiglia di Yara Gambiarasio si è scagliata contro Netflix per la serie su Bossetti uscita lo scorso luglio: è scattata la denuncia nei confronti del colosso di streaming. Scopriamo i dettagli della vicenda.
“Il caso Yara: oltre ogni ragionevole dubbio” è il titolo della miserie targata Netflix dedicata alla 13enne uccisa 14 anni fa a Brembate. In onda dallo scorso luglio, la narrazione ripercorre il caso accaduto nel 2010, che ha fatto parlare per anni e continua a farlo. Era il 26 novembre 2010 quando Yara Gambirasio è scomparsa nel nulla: dopo 90 giorni il suo corpo è stato trovato privo di vita in un campo incolto. La vicenda si è chiusa dopo anni con l’arresto di Massimo Bossetti, che ora si trova dietro le sbarre scontando l’ergastolo.
Malgrado la vicenda sia ormai giunta a un colpevole da molto tempo, si porta dietro dei punti che continuano a essere riaperti. Nel 2021 è stato dedicato un intero film su questo fatto di cronaca nera drammatico, diretto da Marco Tullio, e in questo 2024 è uscita una miniserie su Netflix. A distanza di mesi dalla sua messa in onda – che ha riscosso molto successo – la famiglia Gambirasio ha deciso di denunciare il colosso di streaming.
Sono 5 le puntate che compongono la serie targata Netflix su Yara Gambirasio. Nell’ambito della produzione sono state inserite diverse interviste, tra le quali quella di Bossetti, condannato a partire dal 2018. Nel materiale mostrato al pubblico ci sono testimonianze e documenti: inoltre, sono stati riprodotti anche degli audio strazianti di Maura Panarese, la mamma di Yara, inviati al telefono della figlia dopo la sua scomparsa, quando ancora non si sapeva della sua morte.
Gli audio sono molto personali e hanno portato sugli schermi un frammento privato e pieno di dolore vissuto dalla famiglia di Yara. Maura Panarese e il marito Fluvio sono rimasti indignati per questo, considerando l’inclusione delle note vocali nella serie come un’intrusione nella loro vita. A loro avviso questa scelta non era affatto necessaria e c’è anche da dire che nessuno della produzione si è rivolto a loro per chiedere il permesso di diffondere gli audio.
Da queste considerazioni è partita la volontà dei genitori della Gambirasio di denunciare Netflix: i coniugi hanno deciso di presentare un esposto al garante della privacy, avvalendosi del supporto degli avvocati Enrico Pelillo e Andrea Pezzotta (in questo articolo ti abbiamo parlato di un recente aggiornamento sul caso della Gambirasio relativo all’archiviazione per la pm Ruggeri).
“Amore, sono la mamma, dove sei” sono le parole che si sentono negli audio di Maura inserite nella miniserie su Bossetti. Audi privatissimi, che per la famiglia di Yara non dovevano affatto essere parte della produzione di Netflix: essendo un materiale personale non rientra nel diritto di cronaca. Tanto più che gli audio della famiglia della 13enne non sono stati neanche inclusi negli atti dell’inchiesta, motivo per il quale per i genitori della vittima non dovevano essere usati assolutamente dal colosso di streaming in questo modo.
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