Mercato dell’elettrico in profonda crisi, le auto 100% elettriche non riescono a decollare e il più grande stabilimento di batterie annuncia i tagli.
Il più grande stabilimento di batterie elettriche in Europa annuncia drastici cambiamenti a partire dal prossimo anno, costretta a effettuare grossi tagli al personale, licenziando oltre 1600 lavoratori. Colpa della profonda crisi in cui versa il mercato dell’elettrico, con i veicoli 100% elettrici che non riescono a imporsi sulle strade europee: costano ancora troppo per le tasche di un cittadino medio.
Le auto elettriche non decollano, inoltre è calata la domanda (o forse sarebbe meglio dire che non è mai cresciuta), e il mercato dell’elettrico non riesce a ottenere i risultati sperati, principalmente per due motivi: il primo è che le auto elettriche costano ancora troppo per gli stipendi medi dei lavoratori d’Europa, il secondo è che mancano le materie prime per la costruzione delle batterie.
Le materie prime per la costruzione delle batterie iniziano a scarseggiare, ciò non solo rallenta la produzione di veicoli elettrici, ma costringe le aziende ad aumentare i costi. Tra l’altro, le città europee ancora devono attrezzarsi di colonnine elettriche, e ciò ha un impatto enorme sull’economia dei singoli Paesi, con costi per i lavori esorbitanti. Infine, il prezzo delle auto, che si ripercuote sulle tasche degli acquirenti.
Le elettriche costano il doppio delle auto termiche o ibride, e in pochi possono permettersele. Tutti questi elementi fanno sprofondare il mercato dell’elettrico, tanto che la Northvolt, l’azienda svedese fondata nel 2016, leader costruttrice di batterie elettriche per automobili, è costretta ad annunciare drastici cambiamenti a partire dal prossimo gennaio. Saranno fatti fuori oltre 1600 lavoratori proprio per il calo della domanda.
E pensare che la Northvolt aveva da poco preso accordi con Volkswagen, BMW e Goldman Sachs, chiedendo finanziamenti per portare avanti un progetto da miliardi di euro. Ora, dopo i dati raccolti nel corso del 2024 e le stime effettuate dagli esperti per i prossimi due anni, l’azienda è costretta a ridimensionarsi.
Tra l’altro, ad aggravare la crisi c’è anche la concorrenza cinese, davvero agguerrita, e gran parte delle case automobilistiche fa utilizzo di materiali importati proprio dalla Cina e quasi alla metà del prezzo. “Stiamo affrontando il periodo più difficile nella storia della nostra azienda” ha ammesso Daniele Maniaci, Chief People Officer di Northvolt.
La crisi mette a rischio circa mille lavoratori impiegati nella sede centrale di Northvolt, nella città di Skellefteå, nel nord del Paese, e altri 600 impiegati in altre sedi svedesi. Oltre alla riduzione della forza lavoro, proprio nello stabilimento principale saranno bloccati i lavori appena iniziati per l’ampliamento dell’area industriale.
L’obiettivo era quello di produrre 500 mila batteria l’anno, ma ora le stime sono decisamente al ribasso, forse neanche si arriverà alla metà. Il settore dell’automotive continua a vivere un momento difficilissimo, innescato già da quattro anni, e non solo sul versante elettrico, ma anche per i motori termici e plug-in.
Le aziende che hanno investito miliardi sull’elettrico, come Volkswagen, BMW e Volvo, accuseranno inevitabilmente il colpo. Le auto costano troppo e va forte il mercato dell’usato. Non a caso, i veicoli usati hanno subito un incremento di immatricolazioni. Secondo i calcoli di Federauto, se un’auto 100% elettrica costa mediamente 35/40 mila euro, il budget di un cittadino italiano è di 10/15 mila euro.
Con un budget così ristretto non si riesce ad acquistare neanche un’auto termica nuova, va da sé che l’acquirente si orienta verso l’usato, con un prezzo medio dei veicoli con motori da Euro4 a Euro6 di 8 mila euro. Anche se le auto elettriche sono più efficienti, più sostenibili, meno dispendiose sia per la ricarica che per la manutenzione, ancora non convengono.
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