Bebe Vio racconta, tra successi e autoironia, la normalità della disabilità

Bebe Vio, protagonista alle Paraolimpiadi e alle sfilate parigine si racconta con l’autoironia che la contraddistingue e spiega la normalità della disabilità

Una forza della natura in tutti i sensi, solo così puoi descrivere Bebe Vio, campionessa paraolimpica di scherma e protagonista delle passerelle parigine, che con estrema naturalezza si racconta a 360 gradi. Sì perché Beatrice Adelaide Marzia Vio Grandis non le manda certo a dire e si diverte un sacco nel farlo.

Bebe Vio
Bebe Vio (Lavocetorino.it)

Reduce dalle Paralimpiadi di Parigi 2024, dove ha conquistato due splendide e lucenti medaglie di bronzo, tedofora d’eccezione all’apertura dei giochi e infine protagonista delle passerelle della Ville Lumière per l‘Oréal  Paris di cui è ambasciatrice. In prima linea nel le Defilé “Walk Your Worth”, l’appuntamento annuale del brand celebrato in Place dell’Opéra.

Bebe Vio

La 27enne è infatti un bellissimo e potente esempio di resilienza per molte ragazze e donne. A seguito di una meningite ha subito l’amputazione degli arti ma lo sconforto non l’ha mai sconfitta, riuscendo a coltivare comunque la sua passione per la scherma, sport che ama visceralmente da quando aveva 5 anni.

Bebe Vio alla sfilata L'Oreal
Bebe Vio sfila per l’Oréal Paris (Lavocetorino.it)

La sua storia ha incantato milioni di persone e i capi di stato fanno a gara per averla agli eventi. Barack Obama la ospitò dopo la medaglia d’oro di Rio 2016, Ursula Van Der Layer l’ha invitata a Strasburgo. Fondatrice dell‘Associazione Art4sport, promuove lo sport come terapia per il recupero fisico e psicologico di chi porta le protesi di arto in particolare i bambini.

Bebe è molto concentrata sulla comunicazione che si può e si deve fare sulla disabilità, sull’eliminazione di ogni tipo di barriera a tutti i livelli, anche se ammette di essere la più politically incorrect perché non è importante cosa dici ma come lo dici. La presa in giro e l’autoironia sono il fulcro della sua vita da sempre, perché in questo modo si apre al mondo ed è il modo migliore per trasformare i difetti, anche banali, in parti di te che sono da accettare in quanto tali e quindi possono essere oggetto di ironia e sfottò.

La normalità della disabilità

Guai però a trattarla con pietà e accondiscendenza, non lo sopporta. Meglio essere considerata una stronza che una poverina. Viva dunque la spontaneità e l’apertura verso il mondo, e critica chi pensa più a nascondere piuttosto che enfatizzare ciò che ci rende unici e speciali.

La sua mission è sempre stata quella di cambiare le cose, la mentalità verso la disabilità. Ha cominciato dal suo paese Mogliano Veneto ed piano piano ora punta al mondo. Grazie alla straordinaria vetrina mondiale che le ha offerto essere ambasciatrice de L’Oréal Paris ora può puntare a far cambiare il modo di essere e di fare. La disabilità, che una volta era vista come una cosa brutta, che portava male, con frasi tipo “non sederti sulla carrozzina che poi ci rimani”, ora assume connotazioni di normalità, superando l’accezione negativa. I disabili non sono supereroi ma persone assolutamente normali.

E per farlo bisogna far conoscere, ampliare la cultura e combattere l’ignoranza. Se una cosa non la conosci la eviti e diventa un tabù. Non bisogna disinteressarsi ma informarsi e agire, parlare e confrontarsi. Oggi si parla serenamente di disabilità, nello sport è diventato consueto vedere gli atleti paralimpici gareggiare e dimostrare ogni volta le loro capacità straordinarie. Fare cultura della disabilità è la cosa più importante perché in questo modo la si rende normale agli occhi di tutti. Basta conoscere e tutto cambia.

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