Bere acqua in rubinetto aiuta a risparmiare denaro e a evitare sprechi di plastica, ma come evitare il rischio di contaminazioni da pesticidi?
Meglio l’acqua del rubinetto o quella in bottiglia? È una domanda che, prima o poi, tutti quanti si pongono. In realtà, moltissimi studi dimostrano quanto l’acqua del rubinetto sia sicura per la nostra salute, e spesso anche migliore rispetto a quella in bottiglia, visto che non contiene residui di plastiche derivanti dalle confezioni, spesso esposte al sole per lungo tempo durante il trasporto al negozio.
Inoltre, l’acqua che arriva alle nostre abitazioni tramite rete idrica è trattata periodicamente e depurata con il carbone attivo in polvere (PAC), sostanza importante per la rimozione dei pesticidi e di altri contaminanti organici. Si tratta di un processo molto delicato, costoso e che richiede anche lunghe tempistiche. Talvolta, però, non è efficace al 100%, specie in alcune aree d’Italia (a dire la verità, poche) troppo contaminate da pesticidi e PFAS.
I PFAS sono molto pericolosi per la salute, essendo sostanze chimiche di scarto delle fabbriche che si rovesciano nell’ambiente, e perciò sono molto presenti nelle zone industrializzate. In Italia, si trovano soprattutto nel Settentrione, in Regioni come Veneto o Piemonte, nei campi e anche nelle reti idriche. Sono stati trovati anche nelle uova e nell’acqua in bottiglia.
In questo caso, è fondamentale il processo di depurazione dell’acqua potabile che giunge fino alle nostre case. Alcuni ricercatori stranieri hanno scovato un metodo efficace per depurare l’acqua in modo più veloce ed efficace rispetto al carbone attivo in polvere.
Lo studio, pubblicato di recente sulla testata scientifica Chemosphere, dimostra che, riducendo le particelle di PAC, dalle attuali dimensioni di 28 µm a 6 µm, si riduce fino al 75% la polvere di carbone utile a neutralizzare inquinanti e pesticidi. Una dimensione di 6 µm è piccolissima, ma anche abbastanza grande per essere filtrata, dunque le particelle inquinanti non riescono a finire nell’acqua potabile.
Si tratta, dunque, di una scoperta molto importante, perché aiuterà a fornire sempre più acqua potabile, sicura, nelle varie città, specialmente quelle fortemente inquinate. Vista la crescita della popolazione e la necessità di fornire acqua nelle abitazioni, ma anche di portare acqua nella produzione alimentare, in ogni zona del pianeta, questa scoperta fornisce un’arma in più per contrastare le contaminazioni chimiche.
Tra l’altro, proprio per via dell’enorme richiesta di cibo sulle nostre tavole, negli ultimi anni l’uso di pesticidi è aumentato del 62%. Occorre sviluppare processi di trattamento in grado di garantire maggiore sicurezza possibile. Molti studi tossicologici evidenziano quanto pesticidi e sostanze inquinanti nell’acqua siano dannosi per la salute, facendo aumentare esponenzialmente rischi di tumore e di altre patologie.
In Europa, le limitazioni sono molte riguardo l’utilizzo dei pesticidi, e sono tantissime le sostanze vietate in agricoltura. Tuttavia, frutta e verdura importate dai paesi extraeuropei rappresentano comunque un problema, così come gli scarti chimici nelle zone industrializzate, che contaminano ambienti e bacini idrici. In Italia, l’acqua del rubinetto è (fortunatamente) sicura al 99,3%, quindi non è il caso di cadere nella paranoia, ma di certo è bene puntare al massimo della sicurezza per il prossimo futuro e in ogni parte di mondo.
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