Il cellulare di Maria Campai non si trova e gli inquirenti puntano tutto sul ritrovamento del dispositivo per fare luce sugli ultimi momenti di vita della 42enne
Proseguono a tutto campo le indagini sull’omicidio di Maria Campai, la donna di 42 anni, di nazionalità rumena, trovata morta giovedì 26 settembre nel giardino di una villetta abbandonata a Viadana, provincia di Mantova, dopo sette giorni di incessanti ricerche. A confessare l’omicidio un ragazzo di 17 anni, che ora si trova agli arresti nel carcere minorile Beccaria di Milano e che dovrà rispondere all’interrogatorio di garanzia disposto dalla Procura di Brescia.
In queste ore è in corso l‘autopsia sul corpo di Maria, che da un primo esame risulta essere stata soffocata dopo aver ricevuto un colpo alla testa, per capire meglio l’esatta causa del decesso, mentre il reparto di investigazioni scientifiche tornerà a fare nuovi rilievi nel garage dove la donna è stata uccisa. Ma manca un elemento importante che potrebbe far luce sui momenti antecedenti i fatti delittuosi e gli inquirenti stanno lavorando a 360 gradi per riuscire a dare la svolta alle indagini.
Il 17enne ha confessato l’omicidio di Maria Campai sostenendo di averlo fatto “per vedere cosa si provava ad uccidere”. Di giorno studente, sportivo, un ragazzo come tanti, ma analizzando la sua vita sul web emerge un ritratto completamente diverso della personalità del giovane.
Le ricerche fatte su internet, infatti, si sono concentrate su siti di arti marziali dove venivano spiegate le modalità per uccidere a mani nude, mentre sui social sono state trovate inquietanti frasi di ammirazione per Filippo Turetta, l’assassino reo confesso della povera Giulia Cecchettin. Una doppia vita dunque quella di questo giovanissimo uomo che dopo la scuola e la palestra, fantasticava di uccidere qualcuno. La trappola da lui orchestrata online non ha dato scampo a Maria che pensava di andare ad un incontro di lavoro e invece ha trovato la morte.
Un elemento decisivo manca dalla scena del delitto, il cellulare della vittima, infatti, non è stato rinvenuto durante il sopralluogo effettuato dalle forze dell’ordine. Il dispositivo acquisisce sempre più rilevanze dirimenti per capire le dinamiche sia della trappola che di un probabile depistaggio.
La sorella di Maria, Roxana Campai, ha raccontato agli inquirenti di aver ricevuto un messaggio dal cellulare di Maria nel quale veniva in qualche modo rassicurata sui modi gentili dell’uomo con cui Maria aveva l’appuntamento. I tabulati telefonici della donna sono stati determinanti per l’individuazione del 17enne ed ora si cerca incessantemente il cellulare per poter verificare gli ultimi messaggi e capire meglio le dinamiche del delitto e le ore successive.
L’ultimo messaggio noto partito dal cellulare di Maria verso quello di Roxana dice testuale “E’ un uomo amabile, mi porta in taxi”. Gli inquirenti sospettano che sia stato l’assassino a mandare questo messaggio per depistare e tranquillizzare la sorella per poi disfarsi del dispositivo e ritardare l’allarme sulla scomparsa. Se così fosse l’indagato, già accusato di omicidio volontario e premeditato oltre che di occultamento di cadavere potrebbe essere accusato anche di depistaggio. Intanto Roxana non ha dubbi è lui l’uomo con cui ha visto Maria andare via l’ultima volta.
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