Renato Zero tra bullismo e pregiudizi: il racconto a 360 gradi dell’artista che continua a scrivere pagine della musica italiana.
Ieri è stato il compleanno di uno degli artisti più acclamati del nostro Paese: Renato Zero. Il cantautore romano, che ha spento 74 candeline, continua a circondarsi di musica e dell’effetto del suo pubblico. La passione per la danza e la recitazione lo hanno avvicinato al mondo dello spettacolo, quando era ancora un ragazzo. Il cinema e la televisione, però, non gli bastarono e decise di legarsi a ciò che ancora oggi fa meglio di qualsiasi altra cosa: la musica.
Era il 1973, quando uscì il suo primo album “No! Mamma no!” che lo consacrò al successo. In quel periodo si susseguirono una serie di album rimasti impressi, ancora oggi, nell’immaginario collettivo, tra quelli memorabili: “Invenzioni”, “Zerofobia”, “Trapezio”, “Zerolandia”, “EroZero” e “Tregua”. Al suo pubblico ha regalato più di 40 dischi, ha superato le 500 canzoni e le 50 milioni di copie vendute. Nel corso della sua carriera, Renato Zero ha preso anche parte alla kermesse canora più importante d’Italia calcando il palco di Sanremo perdue volte, nel 1991 piazzandosi secondo con il brano “Spalle al muro” e due anni dopo, quando arrivò quinto con “Ave Maria”. Ha collaborato e scritto testi per diversi artisti della panorama musicale italiano, fra questi si annoverano: Mina, Alex Baroni, Ron, Marcella Bella, Ornella Vanoni, Loredana Berde e Al Bano.
Renato Zero il racconto a 360 gradi nel podcast “Passa da BSMT“
L’irriverente e iconico cantautore è stato ospite del podcast “Passa da BSMT” di Gianluca Gazzoli e, in una lunga intervista, si è raccontato. Un momento per parlare della sua incredibile carriera e del rapporto con suo padre. Per farlo ha fatto un passo indietro ed è arrivato agli anni in cui era ancora un ragazzo. In quel periodo ha dichiarato: “Mi portavo un sacchetto, mi infilavo in un portone, mi cambiavo e uscivo. Prima di tornare a casa, mi infilavo di nuovo in questo portone e mi ricambiavo“.
Il padre dell’artista romano un giorno notò la borsa del figlio: “Cominciò – rivela il cantante – a tirare fuori il boa con le piume, la tutina fucsia e tutto ciò che c’era dentro. Dopo aver svuotato tutto mi disse: Tu da domani esci da casa così”. Lo stesso Renato ha ammesso di non aver mai avuto problemi a parlare apertamente con il padre, ma l’unico obiettivo era quello di non farsi troppo notare da occhi “indiscreti” affermando che la gente lo osservava da dietro le tapparelle e diceva “Guarda che figlio che c’ha”.
Parole che, ammette l’artista, spesso venivano rivolte direttamente al genitore a cui alcuni dicevano: “Ma non ti vergogni di avere un figlio così?“. Il cantante precisa che il padre non si è mai vergognato, anzi lo ha sempre protetto dalle critiche e dai pregiudizi che al tempo dilagavano.
Renato Zero: “Il bullismo è una brutta malattia”
“Il bullismo è una brutta malattia”, così continua Zero ai microfoni di “Passa da BSMT”. Sa cosa si prova il celebre cantautore, lo ha provato sulla sua di pelle: “Tornavo a casa con i lividi – ammette- e cercavo di nasconderli ai miei genitori per evitare che si offendessero o preoccupassero. Avrò cominciato a essere oggetto di questi scherni a 13 anni.” A scuola l’artista era preso di mira dai compagni, ma lo stesso ha rivelato di aver avuto il coraggio e la tranquillità di affrontarli chiedendo cosa avesse fatto loro di male. Di fronte alla calma e alla pacatezza del cantautore, chi si nutriva di quelle angherie restava paralizzato e alla fine decideva di andare via.