Negli ultimi mesi il prezzo del carburante è sceso, tuttavia si teme un brusco rialzo per l’allineamento delle accise del petrolio: la situazione.
Negli ultimi mesi, il prezzo del carburante è calato di qualche punto, dopo l’impennata dello scorso inverno. Un calo leggero, ma che ha fatto ben sperare. Ora, però, si teme una nuova impennata, un brusco rialzo per via dell’allineamento delle accise del petrolio e della benzina. Al momento, si tratta soltanto di una ipotesi, ma il MEF è corso subito ai ripari.
Il Ministero dell’Economia e delle Finanze ha escluso un rialzo dei prezzi, rassicurando che, sulla base degli interventi del PNRR, della UE e del Piano per la transizione ecologica, il Governo è chiamato a trovare soluzioni per ridurre i sussidi ambientali dannosi. Eppure, l’intervento farebbe supporre altro, ma il Ministero afferma che tutto ciò “non si tradurrà nella semplice scelta di innalzare le accise”.
Secondo il Ministero dell’Economia e delle Finanze, non ci sarà un innalzamento delle accise sul petrolio, bensì si penserà a una rimodulazione, grazie a un piano strutturale di bilancio che prevede un allineamento delle stesse accise del petrolio e della benzina. Tuttavia, le dichiarazioni del Ministero sembrano contraddittorie: come è possibile aumentare le accise senza ritoccare i prezzi?
Secondo molti, l’aumento delle accise intaccherebbe soltanto il gasolio, ma per Federconsumatori questa sarebbe un’ipotesi assurda e paradossale, anche perché, quando il Governo attuale era all’opposizione, aveva garantito di abolire le accise sui carburanti. Ma come funziona l’allineamento delle accise sul petrolio? Si intende portare l’attuale accisa da 0,617 a 0,728.
Un aumento del genere, però, avrebbe un effetto gravissimo sugli automobilisti e su tutti gli addetti al settore, e ovviamente sull’economia italiana. Secondo le stime di Federconsumatori, ciò equivarrebbe a un aumento di 112 euro per il rifornimento di un’auto diesel. Ciò si rifletterebbe su tutta la produzione italiana, visto che le merci si spostano su veicoli diesel.
Aumenterebbero tutti i prodotti per la vita quotidiana, dal cibo agli accessori per la casa. Ogni famiglia potrebbe spendere più di 120 euro l’anno solo per l’acquisto di beni di prima necessità, senza contare gli automobilisti, i quali spenderebbero molto di più in un anno, anche 230 euro. Insomma, secondo Federconsumatori si tratterebbe di una soluzione folle.
Si chiedeva di scorporare le accise sull’Iva sui carburanti, cosa che il Governo aveva promesso di fare. E invece, la situazione appare molto diversa. Occorre evitare la stangata per le famiglie, anche perché in Italia le tasse sui carburanti sono le più alte in Europa, come sottolinea Faib Confesercenti. Un incremento delle accise avrebbe conseguenze disastrose sull’economia del Paese.
Assecondare questa inflazione significherebbe contraddire la linea politica del Governo, affossando ancora di più i cittadini. Quale sarebbe la soluzione da adottare? Faib propone un’accise mobile, in modo tale da impiegare il maggior gettito Iva legato agli aumenti di prezzi dei carburanti, per ridurre le accise, riuscendo a trattenere l’inflazione scatenata dal caro carburanti.
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