Shein e Temu sono sotto la lente d’ingradimento: sono in corso delle indagini in merito colossi del fast fashion e ai loro prodotti nei confronti dei quali è scattato l’allarme. Scopriamo cosa sta succedendo nel dettaglio.
Il fast fashion è ormai predominante nella nostra società ed è la norma, per esempio, trovare t-shirt a soli tre euro. Ma questo prezzo così basso che ci sembra di pagare, viene scontato da altri: da un lato dal Pianeta, che è inquinato dalle sostanze tossiche usate nei processi produttivi del low cost, e dall’altro lato dai lavoratori, costretti a lavorare a condizioni inique.
Quello del fast fashion è un problema imperante e da anni si cercano delle soluzioni per contrastarlo, tanto che si sono affermati filoni come quello della moda sostenibile. Di recente Shein e Temu, colossi cinesi che vendono prodotti a prezzi stracciati, sono finiti nel mirino nell’autorità: sono in corso delle indagini per via della tossicità dei loro prodotti.
Costi esigui e materiali di qualità bassissima. I prodotti di Shein e Temu sono finiti nel mirino per via della loro offerta low cost e dello sfruttamento della manodopera nelle loro fabbriche.
Negli ultimi anni si sono diffuse immagini da brivido in cui si vedono i lavoratori ritratti stremati mentre lavorano ai prodotti in condizioni terribili, finendo perfino per addormentarsi in mezzo agli scatoloni. Proprio queste scene hanno indignato tantissimi utenti che hanno deciso di non comprare più da questi colossi.
C’è chi ritiene che non siano questi colossi il solo problema, ma anche marchi come Zara ed H&M che alimentano fast fashion e vanno limitati. In questo periodo sono in corso nuove indagini svolte nei confronti di Shein e Temu che accendono i riflettori sui prodotti.
Secondo alcune indagini condotte sui prodotti di Shein e Temu questi sarebbero molto pericolosi per la salute dei consumatori. In particolare è stato riscontrato come nei capi di abbigliamento ci siano ftalati in quantità superiore del 229 rispetto ai limiti previsti a livello europeo e anche la formaldedie, usata principalmente nel settore dell’edilizia. Si tratta agenti cancerogeni molto pericolosi per la salute. Ma non finisce qui. Secondo la rivista tedesca OkoTest, destinata alla tutela dei consumatori, nei prodotti dei due colossi del fast fashion ci sarebbero anche piombo, cadmio e antimonio, tutte sostanze assolutamente vietata per essere usate nei tessuti del vestiario. Oltre a questo aspetto allarmante, i numeri delle emissioni prodotte dai marchi cinesi sono alle stelle: il fast fashion rispetto a un anno fa sta inquinando l’86% in più. Malgrado questo, i fatturati dei due colossi continuano a crescere anno dopo anno.
Le indagini su Shein e Temu stanno procedendo e la Commissione Europea sta vagliando la possibilità di limitarne l’accessibilità (in questo articolo ti abbiamo parlato nel dettaglio dei provvedimento Ue nei confronti dei due marchi). Ad oggi i loro prodotti non sono ancora soggetti a dazi, spingendo i consumatori a comprarli senza farsi troppi problemi ma, ben presto, le cose potrebbero cambiare.
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