Sabato 11 ottobre il corteo di Fridays For Future scenderà in piazza per lo sciopero per il clima: il percorso e le motivazioni.
Indetto uno sciopero per l’11 ottobre a Torino. Il corteo di Fridays For Future scenderà tra le vie della città della Mole e saranno presenti anche diversi sindacati, come CGIIL, CISL, UIL, S.I Cobas, alcune associazioni ecologiste come Greenpeace, XR, ARCI, ACMOS e sigle dei collettivi studenteschi e universitari.
Gli attivisti hanno scelto di tornare in piazza e lo faranno per lo “Sciopero per la giustizia climatica”. Scopriamo il percorso che verrà seguito dai manifestanti e soprattutto cosa c’è alla base della protesta.
“Sciopero per la giustizia climatica”, con questo titolo gli attivisti per il clima scenderanno in piazza insieme ad altre sigle sindacali ed i movimenti studenteschi, venerdì 11 ottobre. La città della Mole si prepara ad accogliere la manifestazione che partirà da piazza Statuto e si concluderà ai Giardini Reali. Durante l’intera mattinata – ora di inizio fissata per le 9:30 – si passerà anche per corso Bolzano, corso Vittorio, via Pietro Micca, corso Re Umberto, via Milano, corso Regina e corso Maurizio.
I tantissimi manifestanti hanno come unico obiettivo portare al centro dell’attenzione la situazione climatica, nel dettaglio si parlerà degli eventi estremi che dividono il sud dal nord e non solo: i riflettori saranno puntati anche sulla questione che riguarda l’estrazione di gas in Italia da parte di Eni.
Nella nota che annuncia la manifestazione si legge: “Quest’estate è stata la più calda della storia, superando il record che era stato appena battuto nel 2023” e ancora: “L’Italia è ancora spaccata in due da eventi climatici tanto opposti quanto estremi come la siccità al sud, e le alluvioni al nord che hanno distrutto intere case e città”. Un riferimento anche ad Eni, che ha inaugurato un giacimento di gas a largo della Sicilia, sottolineando il fatto che proprio in quella terra c’è stato un aggravarsi della produzione agricola. Alcuni allevatori – prosegue la nota – sono costretti ad abbattere il bestiame perché la siccità sta avendo la meglio.
Chi ha indetto lo sciopero contesta anche le concessioni che Eni avrebbe ottenuto dal governo israeliano, soprattutto su quei giacimenti a largo della Striscia di Gaza che in realtà dovrebbero spettare alla Palestina. Il Governo, secondo la nota di Fridays For Future, starebbe ignorando la materia e puntualmente, quando partono le proteste per far sentire la voce si rischia una repressione sempre più dura. “Le soluzioni – si legge ancora- ci sono: investire nelle rinnovabili e in una seria politica industriale che fermi la delocalizzazione e permetta una giusta transizione ecologica”.
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