Tra i proverbi senza tempo ce n’è uno in dialetto piemontese che potrebbe colpire, ma sono in pochi a ricordarselo.
Ogni zona d’Italia vanta delle proprie tradizioni, che spaziano dalla cucina alle feste popolari. Ma il patrimonio vero e proprio di una comunità risiede nei proverbi e i detti che si tramandano da una generazione all’altra. Non si tratta di frasi dette a caso ma di un modo per condensare quella che è la saggezza popolare in poche parole di grande impatto, facili da tenere a mente.
Spesso i proverbi hanno anche un che di poetico perché ricorrono a metafore o immagini ben precise e concrete per trasmettere un messaggio. Altre volte si tratta di una frase che in senso letterale suona molto dura, ma che a rifletterci purtroppo racchiude una verità, per quanto scomoda. Per questo conviene farne tesoro ancora oggi, e non dimenticarli.
La maggior parte dei proverbi nasce in dialetto, e in alcune zone senza qualcuno a tradurli diventa difficile decifrarlo sentendolo pronunciare. Quelli piemontesi non fanno eccezione, tra cui quello che esamineremo di seguito e che riguarda la bontà d’animo. La sua formulazione originale messa per iscritto è “A esse galantòm as diventa nen ësgnor”.
Un proverbio piemontese su cosa portano gentilezza e onestà: il significato
Vediamo ora di rendere questo detto dialettale in una forma più comprensibile. In italiano sarebbe “A essere galantuomo non si diventa un signore”, che però suona contraddittorio a meno di non approfondire i due termini cardine. Il galantuomo inteso dal proverbio infatti è una persona a modo, generosa e gentile, mentre “signore” indica una persona benestante o ricca.
A questo punto il messaggio racchiuso dal proverbio diventa lampante. Per quanto una persona possa essere ben disposta verso gli altri e andarne fiera questo non le porterà alcun tipo di guadagno materiale. E se la gentilezza non rende ricchi allora per fare fortuna il segreto probabilmente è fare l’esatto contrario, ossia pensare a sé stessi e al proprio interesse.
Essere galantuomini come si intendeva nell’800 era anche inteso come il tenere un comportamento corretto e leale. In questa accezione il proverbio piemontese suggerisce anche che rispettare la legge non è la via diretta per arricchirsi, anzi è chi non la rispetta a guadagnarci. Anche oggi non possiamo negare che sia così, per quanto suoni duro ammetterlo.
Se non altro il proverbio non dice che che fa il galantuomo non sarà felice, ma solo che non diventerà ricco. Al tempo stesso una persona meschina e sleale troverà forse vantaggi economici, ma non è detto che sarà apprezzata.