Nel 2025 tanti disoccupati rimarranno fuori dalla NASPI a causa di una novità che sta spaventando i lavoratori. Scopriamo qual è.
La NASPI è l’indennità di disoccupazione erogata dall’INPS al lavoratore che perde l’occupazione per motivi indipendenti dalla propria volontà. Un aiuto economico fondamentale per chi è in cerca di un nuovo lavoro.
Il lavoro nobilita l’uomo e gli permette di vivere dignitosamente. Perdere l’occupazione significherebbe non avere più un’entrata mensile certa con cui pagare le bollette, l’affitto o il mutuo e qualsiasi altra spesa necessaria. Sarebbe un duro colpo soprattutto per chi non è più giovanissimo e non crede di riuscire a trovare un altro lavoro in tempi brevi. Questa perdita potrebbe gettare nello sconforto e avvicinare pericolosamente alla depressione non avendo gli strumenti giusti per affrontarla.
Rimboccarsi le maniche e iniziare la ricerca dell’occupazione potrebbe non essere sufficiente. A volte può essere necessario rimettersi a studiare o frequentare corsi di formazione o approfondimento per arricchire il proprio curriculum. Insomma, per riavere la certezza di uno stipendio potrebbe volerci del tempo. Ecco perché l’INPS eroga la NASPI come indennità di disoccupazione per chi è rimasto senza lavoro. Il disoccupato avrà al massimo 24 mesi per trovare la nuova occupazione.
Condizione principale per ottenere la NASPI è perdere il lavoro involontariamente per licenziamento. Dal momento della perdita dell’impiego, il disoccupato avrà 68 giorni di tempo per inoltrare all’INPS domanda di indennità per via telematica accedendo al portale ufficiale dell’ente tramite credenziali digitali. Le categorie che nel 2025 potranno chiedere la NASPI sono i dipendenti, apprendisti, soci di cooperative che vengono licenziati, non sono ammesse le dimissioni volontarie perché trattasi di scelta del lavoratore e non del datore di lavoro.
Eppure c’è un’eccezione che permette di ottenere l’indennità di disoccupazione anche essendosi ritrovati senza lavoro dopo le dimissioni per giusta causa. Parliamo del motivo che ha portato il dipendente a licenziarsi ossia l’attuazione di comportamenti insostenibili da parte del datore di lavoro come violenze morali e verbali, vessazioni, mobbing, maltrattamenti, omesso pagamento dello stipendio per minimo due mensilità.
La NASPI si otterrà anche in caso di risoluzione consensuale del contratto durante una procedura di conciliazione presso l’Ispettorato del Lavoro oppure di dimissioni per rifiuto del trasferimento a meno che lo spostamento non sia determinato da ragioni di servizio e organizzazione. Se, però, il trasferimento prevede uno spostamento oltre i 50 km dalla residenza, allora il dipendente può opporsi e ottenere la NASPI.
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