Intossicazione da botulino, una problematica non da poco che è più frequente di quello che pensi e può portare a gravi conseguenze. Qual è l’errore che facciamo tutti
Le allerte per botulino non sono rare, anche di recente segnalata su Il Fatto Alimentare, la segnalazione di un lotto di zuppa di farro e verdure contente la tossina.
Il botulismo è una malattia causata da una tossina prodotta dal batterio Clostridium botulinum. Questo microrganismo produce spore che resistono nell’ambiente esterno sia al caldo, sia al freddo e per un periodo lungo. È un batterio che può trovarsi in cibi inscatolati o conservati, in particolare modo se sono di produzione domestica in alcuni casi anche industriale.
Infatti l’ultima allerta sopra citata era proprio riguardo una zuppa in busta, un alimento molto popolare perché sano e facile e veloce da cucinare. Il rischio infatti è insito proprio in questo tipo di agevolazione.
Il rischio di contrarre questo tipo di intossicazione è più semplice di quello che pensi. Prima di tutto è bene ricordare quanto dichiarato dalla direttrice generale dell’Istituto Zooprofilattico Sperimentale delle Venezia, Antonia Ricci: “È importante ricordare che queste zuppe, che vengono vendute pronte nei banchi frigo dei supermercati, devono essere conservate in frigorifero e consumate dopo accurata cottura, in modo da evitare qualsiasi rischio”.
Proprio la rapidità nel cucinarle porta alla possibilità di contrarre l’intossicazione, cuocerle per pochi minuti nel forno tendenzialmente fa correre il rischio di non aver bonificato il prodotto all’eventuale presenza di tossina botulinica. Non solo le zuppe, bisogna porre anche l’accento sulle conserve domestiche, molto a rischio.
È infatti necessario acidificare le conserve con l’aggiunta di aceto (ph 4.5) per poter impedire la produzione della tossina. Solo l’acidità o il trattamento industriale in autoclave garantiscono la vera e propria sterilizzazione. Naturalmente se all’apertura della conserva si sente cattivo odore, o rigonfiamenti sospetti, è bene evitare di consumare il prodotto.
Chi ha ingerito la tossina può andare incontro a paralisi neurale detta discendente, perché riguarda i nervi cranici e successivamente quelli respiratori. I sintomi sono: annebbiamento e sdoppiamento della vista. Rallentamento e difficoltà di espressione, secchezza della bocca, fatica a ingerire.
Nei casi più gravi la paralisi riguarda anche i muscoli della respirazione, il paziente andrà quindi assistito con ventilazione meccanica. Per poter trattare questo tipo di intossicazione è necessaria la somministrazione di un’antitossina nelle prime ore dalla comparsa dei sintomi. Il recupero dell’organismo poi è molto lento.
La maggior parte dei pazienti guarisce dopo diverse settimane o anche mesi di terapia di supporto.
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