Donne lavoratrici con figli, che cosa sta per cambiare con la manovra economica 2025. I dettagli della novità.
Al centro della legge di bilancio 2025 c’è la questione delle pensioni con alcuni cambiamenti di rilievo. La manovra si trova a fronteggiare una situazione non certo semplice tra risorse limitate per gli interventi strutturali e i limiti imposti dagli impegni presi a livello europeo per il contenimento del debito pubblico. Eppure la questione delle pensioni resta al centro del dibattito politico e uno temi caldi di questi mesi.
Le possibilità di riforma della impostazione Fornero sono praticamente nulle e gli interventi sono centrati sulle numerose prestazioni in vigore. In Italia infatti le possibilità di accedere alle pensioni sono molteplici con destinatari e requisiti diversi. Esemplare le situazione per il pensionamento delle lavoratrici, con una serie di prestazioni a cui si aggiungono novità ulteriori per il prossimo anno.
Attualmente la prestazione principale del sistema previdenziale italiano è la pensione di vecchiaia che si raggiunge con almeno 20 anni di contributi versati, 67 anni di età anagrafica compiuti e un trattamento minimo mensile calcolato pari a una volta l’assegno sociale.
Esistono diverse misure che derogano alla pensione di vecchiaia e che consentono di anticipare la fine della carriera lavorativa, come la pensione anticipata contributiva, la pensione anticipata ordinaria o la pensione di invalidità anticipata con invalidità all’80 per cento. Ci sono poi prestazioni dedicate alle donne come Opzione donna. Ora la manovra introduce un cambiamento ulteriore proprio a favore delle donne lavoratrici con figli.
Le modifiche prevedono uno sconto pensionistico in base al numero dei figli per l’accesso la trattamento di vecchiaia. Una riduzione dell’età anagrafica che potrebbe aumentare con il nuovo anno. Oggi è possibile ridurre l’età pensionabile di 12 mesi, cioè di 4 mesi per ogni figlio fino a un massimo di tre o più figli. Con la legge di bilancio lo sconto pensionistico sarebbe allungato a 16 mesi per le donne lavoratrici con 4 figli.
Sarebbe così possibile per le lavoratrici contributive pure (con contributi solo a partire dal 1996) andare in pensione a 65 anni e 8 mesi. A questa misura potrebbe affiancarsi anche l’aumento della pensione per le lavoratrici madri che decidessero invece di restare al lavoro. Le donne che restano al lavoro possono fruire di un coefficiente di trasformazione incrementato di un anno (per 1 o 2 figli) e di due anni (con 3 o più figli).
La possibilità è già in vigore, ma la novità lascerà alle donne la possibilità di decidere, se avere lo sconto contributivo sul requisito in uscita o restare al lavoro con un coefficiente di trasformazione più elevato per la pensione finale.
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