Aumento pensione 2025, le cifre in ballo potrebbero essere maggiori di quanto previsto. Vediamo i dettagli.
La fine dell’anno cresce l’attesa per la versione definitiva della legge di bilancio 2025 che sarà prsto discussa in Parlamento. I punti all’ordine del giorno sono diversi dalle agevolazioni fiscali agli interventi sul lavoro, dalla riforma dell’IRPEF alle pensioni. Proprio su quest’ultimo tema le speranze per una riforma complessiva andranno deluse.
Le risorse non consentono una riorganizzazione complessiva del sistema, quindi ci saranno dei ritocchi per varie prestazioni e conferme per altre. Sono in arrivo anche delle novità per gli importi che potrebbero subire degli aggiustamenti. Al momento sono possibili alcune novità, con incrementi, ma che devono trovare conferma oltre quanto riportato nel disegno di legge. Ma vediamo i dettagli.
Pensioni, gli incrementi che potrebbero arrivare
Una delle notizie che appaiono più certe riguarda l’aumento dei trattamenti minimi con la cifra circa tre euro al mese. Una misura pari al 2,2 per cento di aumento extra, superiore alla rivalutazione che sarà con molta probabilità dell’1 per cento, secondo i dati ISTAT.
Per l’anno in corso l’aumento extra delle pensioni minime è stato del 2,7 per cento, mentre per il 2025 sarà come detto del 2,2 per cento. Sempre in tema rivalutazione annuale si prospetta una riduzione degli tagli per i trattamenti più elevati rispetto al passato. Lo scorso anno il meccanismo di tagli era a scaglione fisso, cioè la percentuale di incremento delle pensioni rispetto all’inflazione era stimato sull’importo complessivo della prestazione.
Dal 2025 gli incrementi saranno invece a scaglioni progressivi, con aliquota più bassa applicata solo sull’eccedenza oltre il limite massimo dello scaglione precedente. Inoltre si torna alle tre fasce di perequazione invece delle precedenti sei. Ma la notizia è che potrebbero scaturire nuovi aumenti grazie al ritocco delle imposte IRPEF. Resteranno le tre fasce di imposta sul reddito delle persone fisiche con il 23 per cento fino a 28mila euro, il 35 per cento fino a 50mila euro, il 43 per cento oltre i 50mila euro.
Esiste la possibilità che si abbassi l’aliquota del secondo scaglione e si innalzi il limite superiore fino a 60mila euro. La tassazione sarebbe del 33 per cento. Quindi per i trattamenti oltre i 28mila euro ci potrebbe essere una riduzione delle imposte con corrispondente incremento del netto nel cedolino.
Per questa possibilità però si deve attendere il recupero delle risorse finanziarie necessarie per esempio dal concordato preventivo biennale. Dal quale tuttavia non sono arrivati i numeri sperati e che quindi non sarà sufficiente per finanziare il taglio IRPEF.