Sapete perché il toro è il simbolo della città di Torino? Ecco cosa narra l’antica leggenda, un retroscena curioso e che affascina.
Capoluogo del Piemonte, nota in tutta Italia per la sua arte, la sua architettura e anche la sua tradizione culinaria, Torino è una delle città più importanti del Nord Italia e di tutto il Bel Paese, nonché tra le più popolose e visitate dai turisti. Tra edifici barocchi, antiche caffetterie, viali e piazze, Torino è sempre in grado di lasciare senza fiato.
Il monumento più importante e noto di Torino è senza dubbio la Mole Antonelliana, edificio monumentale costruito sul finire del XIX secolo, durante la Belle Époque, quando la città era ancora la capitale dell’allora neonato Regno d’Italia; la città ha comunque veramente tantissimo da offrire in termini turistici.
Ma sapete perché il toro è il simbolo di Torino? Anche in questo caso, come spesso succede quando si parla di città, la leggenda risale ai tempi della fondazione: un retroscena davvero curioso e in grado di affascinare.
Il toro e Torino, il mito di fondazione della città: la leggenda del simbolo
Su Torino circolano diverse leggende, che aggiungono un gran fascino alla città: nella versione più antica del mito, si narra che un drago terrorizzava gli abitanti dell’antico territorio e così, alcune persone coraggiose, decisero di escogitare uno stratagemma per porre fine al regno del terrore del drago. Ed è proprio qui che entra in gioco il toro: gli abitanti fecero ubriacare l’animale, mandandolo a combattere contro il drago.
Il toro riuscì eroicamente a sconfiggere il drago, perdendo però la vita; per onorare il suo sacrificio, gli abitanti decisero di inserire un toro rosso nelle effigi della città, proprio come l’animale che li salvò dal dominio del drago. Successivamente, dal XVII secolo in poi, il toro abbandonò il suo tradizionale colore rosso e venne rappresentato color oro; inoltre, è stata anche modificata la sua posizione rampante, ricalcando quell’iconografia che ancora vediamo oggi.
La leggenda è di origine celtica, ma non è la sola a circolare: quando i Savoia trasferirono la capital del Ducato da Chambéry a Torino, nel 1563, fecero approfondire la loro genealogia e così, lo storico incaricato della ricerca (Filiberto Pingone) aggiunse una parte mitologica per nobilitare la casata. Secondo questa storia, i Savoia discenderebbero dal figlio del faraone che, lasciando la sua terra e sbarcando in Liguria, decise di fermarsi vedendo un toro abbeverarsi nel Po, il segno divino che aspettava.