Un’opera d’arte alle porte di Torino, ancora ignota a molti: un villaggio d’epoca dove il tempo si è fermato.
Una città magnifica, pronta a donare paesaggi mozzafiato e accogliere ondate di turisti alla ricerca della vera bellezza, Torino è un crocevia di storia, cultura e fascino artistico. Unicità da suscitare reazione di meraviglia data, soprattutto, dalla visione della Mole Antonelliana quale simbolo del capoluogo piemontese.
Monumenti, palazzi maestosi e architettura, un tripudio di vero splendore incorniciato da altrettante piazze spettacolari come Piazza San Carlo, anche denominata ‘Il Salotto di Torino’, infine Piazza Castello su cui si affacciano le maggiori attrazioni torinesi: il Teatro Regio, Palazzo Madama e la Real Chiesa di San Lorenzo.
Ma poco distante dal centro cittadino si può scorgere un grazioso villaggio dove il tempo parrebbe rimasto sospeso. Catapultati in un’altra epoca in cui poter rivivere una realtà storica, parallela, respirando il profumo della memoria attraverso lo scenario incantevole che si presenta dinanzi al nostro sguardo stupito.
Alle porte di Torino sorge un villaggio d’altri tempi: quel ‘viaggio nel passato’ indimenticabile
Da qualche parte, verso il nord del Belpaese, si rinviene una piccola città nella città: qualcosa di diverso da ciò a cui si è abituati visitare durante i viaggi. Difatti gli edifici e le strade parrebbero appartenere a un’altra dimensione a dir poco fatata, forse irreale. Eppure ci si trova alle porte di Torino, facilmente raggiungibile.
Già decantate le meraviglie piemontesi raccontando del borgo Tagliolo Monferrato, in provincia di Alessandria, questa volta si voglia illustrare un gioiello storico-artistico, senza precedenti: villaggio Leumann, situato nel Comune di Collegno, risalente tra la fine dell’800 e inizio ‘900.
Da un’idea dell’imprenditore svizzero Napoleone Leumann (1841-1930), questa località nasce come quartiere residenziale per le famiglie degli operai che lavoravano presso il suo cotonificio – un’esperienza analoga è il villaggio Crespi D’Adda a Capriate San Gervasio (BG) con uno scopo simile – e costruito da Pietro Fenoglio.
In stile liberty, progettato a misura d’uomo, esso si estende su una superficie di oltre 60.000 ettari nonché 60 edifici e circa un centinaio di abitazioni. Dopo la chiusura della fabbrica, negli anni ’70 del secolo scorso, si è creduto venisse abbandonato all’incuria, invece è entrato a far parte della proprietà comunale.
In questo modo si è potuto conservare e mantenere le caratteristiche della zona stessa. Particolari i dettagli delle finestre e dei tetti, tipici della tradizione elvetica. Non mancano spazi verdi e negozi ma, soprattutto, l’emblema della località ovvero la Chiesa di Santa Elisabetta nonché una vecchia scuola elementare.
Quest’ultima è un’icona del periodo storico di riferimento poiché frequentata, a suo tempo, dai figli degli ex operai. Ad oggi il villaggio è fulcro di numerose iniziative culturali atte a promuovere questo luogo fiabesco affinché la sua esistenza sia tramandata di generazione in generazione.