Visitare un bunker: esperienza unica e non leggera. Quali sono i siti aperti in Italia che appartengono al progetto Bunker 1944 e perché è importante fare questa esperienza
Fare esperienze è quello che piace, negli ultimi tempi, agli italiani e non solo. È l’experience quello che oggi cattura e che muove la voglia di spostarsi. Non solo per conoscere posti nuovi ma per immergersi in atmosfere inedite, provare, appunto, avventure mai sperimentate prima. Dagli sport d’acqua alle ritualità della campagna e delle cose genuine.
In questo cerchio si inserisce anche la possibilità di visitare un bunker. Scendere tra trenta e quaranta metri sottoterra, in quelli che furono i luoghi della Seconda Guerra Mondiale. Un’esperienza che segna e che fa riflettere, soprattutto per chi vive in tempo di pace ma sa che, nel mondo, non tutti possono gioire di questo. In Italia in questo periodo è possibile: scopriamo dove e come.
Bunker 1944: i siti da visitare in Italia
Dal 30 novembre al 14 dicembre, in Italia, sarà possibile visitare quattro bunker antiaerei della Seconda Guerra mondiale. Il progetto rinominato Bunker 1944 è stato lanciato dell’Associazione Crespi d’Adda, presieduta da Giorgio Ravasio, in collaborazione con l’associazione T-essere per far conoscere e valorizzare luoghi storici, poco conosciuti se non del tutto sconosciti alla popolazione.
Renderli fruibili li sottrae al dimenticatoio evitandone degrado e abbandono. Le visite si svolgeranno a Ponte San Pietro e Dalmine in provincia di Bergamo, a Brescia e a Sesto San Giovanni, in provincia di Milano. Si tratta di bunker che sono stati creati negli anni Quaranta con l’intento di proteggere gli abitanti della zona. Sorgono, infatti, in zone dove all’epoca c’erano le industrie.
“Hanno caratteristiche comuni: lunghe scalinate per scendere in spazi che sono angusti” ha raccontato a Vanity Fair Giorgio Ravasio. Tra i quattro il più ampio è quello di Ponte San Pietro mentre gli altri “sono lunghe gallerie strette come quelle della metropolitana”.
Parole che oggi più che mai risuonano come attuali. Proprio nella Kiev in guerra, all’inizi del conflitto con la Russia, i cittadini si sono rifugiati nelle gallerie della metropolitana per sfuggire agli attacchi.
Esperienza toccante e di riflessione
Scegliere di visitare un bunker non è esperienza facile e leggera, né per il corpo e né tantomeno per lo spirito. Si scende, infatti, tanti metri sottoterra in un ambiente chiuso, dove non ci sono zone di areazione. Restare lì, inoltre, immaginando chi prima di noi ci è stato per sfuggire agli attacchi della guerra, dà molto da pensare, immaginando come le persone potessero stare ritrovandosi in quel luogo.
“Al di là di conoscere luoghi storici – precisa l’ideatore del progetto – c‘è anche il senso di empatia con chi a quel tempo visse la guerra, ma anche con chi la sta vivendo adesso nel mondo”. L’esperienza della guerra che oggi viviamo a pochi chilometri da noi, nei bunker è diretta. Un modo per accrescere la sensibilizzazione su questi tempi, nei giovani e non solo.
“Vorremmo mostrare ai ragazzi quanto hanno vissuto i loro bisnonni, ma anche far vedere le conseguenze dell’odio e della guerra – ha spiegato Giorgio Ravasio – Si sente sulla pelle come si vive a 40 metri sottoterra, come scendere per tutta l’altezza di un palazzo di 8 o 9 piano”.