È giallo sulla milionaria eredità di un’anziana signora deceduta nel 2021. Tutti si chiedono: “come faceva ad avere tutti quei soldi?”.
Nel quartiere torinese di Vanchiglietta, tra i tavolini di un bar, l’argomento di conversazione è uno solo: l’eredità di Maria Giuseppina Rista, per tutti Pinuccia, la pensionata morta a 71 anni lasciando un patrimonio milionario.

Una cifra che nessuno avrebbe mai immaginato, considerando che ha trascorso gli ultimi anni della sua vita in completa solitudine. Oggi riposa in un campo comune del Monumentale, senza una fotografia e con un semplice mazzo di fiori di plastica. Ironia della sorte, tra le sue tante proprietà c’era una grande tomba di famiglia nel cimitero di Sassi, di cui nessuno si è ricordato.
Pinuccia era una donna milionaria: il mistero dell’erede e del testamento nell’agenda
La vicenda si complica quando spunta un testamento scritto a mano su un’agenda, che nomina come erede universale E., commerciante di auto di 56 anni.
L’uomo è stato rinviato a giudizio per circonvenzione di incapace, truffa e sostituzione di persona. Secondo l’accusa, avrebbe convinto Pinuccia a scrivere quel testamento, che una perizia grafologica ha giudicato autentico, ma privo di una data certa, rendendolo nullo in sede civile.

Le indagini hanno inoltre rivelato che, pochi mesi dopo la morte della donna, E. avrebbe aperto un conto online a suo nome, usando documenti falsi, e trasferito 15 mila euro a un carrozziere romeno.
E. ha raccontato agli inquirenti di essere entrato in casa della pensionata grazie a un mazzo di chiavi che lei stessa gli avrebbe dato anni prima. Sostiene di esserci andato per prendere una foto da apporre sulla lapide. Durante quella visita, avrebbe trovato l’agenda e letto la dichiarazione della donna. Inizialmente non ci aveva dato peso, ma in seguito, su consiglio di un conoscente, aveva deciso di farla autenticare da un notaio.
Le incongruenze nel racconto del presunto erede universale di Pinuccia
La sua versione non ha convinto gli inquirenti. Ha dichiarato di aver portato Pinuccia diverse volte in un ristorante, ma il titolare del locale ha fornito una descrizione molto diversa della donna che era con lui.
Inoltre, quando il curatore nominato dal Tribunale è entrato nell’appartamento, ha trovato la porta manomessa e segni evidenti che qualcuno era già passato da lì, rovistando ovunque. La pensionata, ormai con difficoltà a camminare, non avrebbe mai potuto fare tutto da sola.
Un secondo testamento e altri pretendenti: il mistero si infittisce
Il mistero si infittisce quando una commerciante, inquilina della defunta, deposita un secondo testamento, sempre scritto su una pagina di un’agenda. Secondo il suo racconto, la pagina sarebbe stata trovata dal marito nella buca delle lettere un mese dopo la morte di Pinuccia.

La pensionata le avrebbe lasciato un intero stabile. Il dettaglio più curioso? La coppia ha ammesso di non aver controllato la posta per diverse settimane a causa delle restrizioni Covid.
Nel frattempo, spuntano altri eredi. Due cugini di quarto grado e una nipote che vive nel Cuneese, la quale afferma di aver ricevuto una promessa dalla zia: un appartamento e il denaro necessario per ristrutturarlo.
La donna ha anche raccontato alla Polizia Locale di aver incontrato E. sul pianerottolo della sua abitazione poche settimane dopo la morte di Pinuccia. L’uomo era con altre due persone e cercava un appartamento di proprietà della pensionata.
L’agenda di Pinuccia svela dettagli inaspettati
L’agenda di Pinuccia conteneva anche una dichiarazione che ha lasciato perplessi: un pensiero d’affetto nei confronti di E., definito “l’unica persona che mi ha aiutato”.
La nipote però sostiene che la zia, da giovane, aveva vissuto una grande delusione sentimentale e da allora aveva evitato qualsiasi relazione. Difficile immaginare che potesse essersi legata a un uomo più giovane. E. ha negato qualsiasi coinvolgimento romantico: “C’era solo amicizia, almeno da parte mia”.
A fare chiarezza su questa intricata vicenda ci penserà il Tribunale. A breve inizierà il processo penale con quattro imputati, mentre sul fronte civile la sentenza di primo grado ha riconosciuto l’eredità ai due lontani cugini.